Una stanza ospitale, ben arredata, tavole e sedie per venti posti a sedere, quadri alle pareti. È il “Pasto della provvidenza”, la nuova mensa serale di Rovereto per tutti i bisognosi, inaugurata ieri alla presenza dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, della sindaca di Rovereto Giulia Robol, dell’assessora comunale alla cura e al benessere sociale Arianna Miorandi, di don Mauro Leonardelli, delegato Area testimonianza e impegno sociale, di Fabio Chiari, direttore della Caritas diocesana, di Cristian Gatti, coordinatore progetto “Pasto della Provvidenza”, e di don Marco Saiani, parroco di San Marco e Sacra Famiglia.
La nuova struttura, aperta a tutti, negli spazi messi a disposizione del Comune, è in grado di distribuire una sessantina di pasti caldi serali, sette giorni su sette. Il servizio si affianca all’attività dell’adiacente casa di accoglienza “Il Portico”, sempre gestita da Fondazione Caritas e che già offre ospitalità a 30 persone (38 nel periodo invernale) con pranzo, cena, posto letto, docce e lavanderia.
A mezzogiorno il servizio mensa è sempre stato aperto non solo per gli ospiti del Portico, ma per chiunque ne avesse bisogno, sette giorni su sette. Alla sera il servizio mensa era disponibile finora per i soli ospiti pernottanti al Portico. Per far fronte alle nuove emergenze, a partire dal 2023 in via sperimentale era stata introdotta la distribuzione del cestino serale, con panini, bibite e un frutto per le persone non ospitate in Casa di accoglienza. Il numero dei pasti distribuito nel corso del 2024 aiuta a mettere a fuoco la mappa del disagio: 8.340 alla mensa diurna, 8.917 a quella serale, 2.478 i cestini.
Nel progetto è attiva una fitta rete di volontari (oltre 160 persone impegnate nel cucinare e distribuire il cibo) coordinati dalla Caritas diocesana. In città le comunità coinvolte sono San Giuseppe, Santa Caterina, Borgo Sacco-San Giorgio, Santa Maria; nel resto della Vallagarina: Besenello, Ala, Sano, Nomi-Pomarolo e Volano.
“Questo spazio – ha detto mons. Tisi prima di benedire la nuova iniziativa – è frutto di un percorso che ha visto protagonisti l’amministrazione comunale, l’Apsp Vannetti, il Lions e le comunità parrocchiali. E questo mettersi insieme per fare sinergia è una notizia bellissima in quest’ora di frantumazione, nella quale il singolo è convinto che da solo può risolvere i problemi del mondo. Ma i problemi del mondo si risolvono solo attraverso un percorso di collaborazione, come il progetto di oggi dimostra”.
“Un secondo segnale importante – ha aggiunto l’arcivescovo – è che a portarci qui sono i poveri. Fra i volontari si trovano riuniti insieme sia credenti sia non credenti, uniti nella carità, una parola non solo religiosa ma profondamente umana, uniti per andare incontro alle necessità del povero. Un terzo punto fondamentale è che il progetto si basa sull’apporto gratuito dei volontari. E questo rappresenta il valore aggiunto dell’iniziativa, perché non si tratta solo di dare un pasto, ma di incrociare sguardi, vedere volti e di immaginare percorsi attraverso i quali il pasto non sarà più necessario”.