“Ogni tragedia è imparagonabile alle altre. Lo dobbiamo dire anche per rispetto a chi fa memoria dei propri cari colpiti da tragedie, che sempre appaiono come di una singolare, unica efferatezza. E qui, come quando siamo alla Risiera, ci rendiamo conto di quanto diabolico sia l’abisso del male. Ma anche di come in modo subdolo cerca di coinvolgerci e renderci tutti complici”. Lo ha affermato questa mattina mons. Enrico Trevisi, vescovo di Trieste, durante la messa che ha presieduto in occasione della solenne cerimonia di commemorazione del Giorno del Ricordo, presso il sacrario della Foiba di Basovizza. “Il Vangelo ci mostra una umanità sofferente, ferita. E talvolta anche il tempo non sa cicatrizzare le piaghe”, ha osservato il presule nell’omelia, sottolineando che “basta qualche testa balorda e nostalgica (come chi ha insozzato questo luogo) a riacutizzare il dolore che pure mai può essere abbattuto, ma solo un poco controllato”. “L’umanità è sofferente, ferita, affetta dalle tragedie più diverse”, ha ribadito mons. Trevisi, evidenziando che “in questo Giorno del Ricordo davanti a noi ci si ripresenta l’orrore assassino che ha infierito e insanguinato questa nostra amata terra”.
“Questa – ha spiegato – è una messa di suffragio per i defunti che qui e in altre foibe hanno trovato la morte per mani assassine. Ma è anche una messa per noi che siamo vivi, che vogliamo ricordare, che vogliamo far sì che i nostri ragazzi, i nostri figli non patiscano ancora l’orrore della violenza fratricida, l’abisso del male che porta ad uccidere persone inermi o considerate nemiche per il semplice fatto di non essere allineate alle proprie presunte ragioni, alle proprie prepotenze”. “Vogliamo spezzare la catena del male, insieme ritrovare le energie per costruire relazioni di rispetto, di giustizia, di libertà e lo facciamo sulla salda roccia della fede, del Dio della vita”, ha esortato il vescovo che, dopo aver citato le parole di Mattarella, ha ammonito: “Abbiamo il dovere di prenderci cura del nostro cuore perché da esso sgorghino scelte di vita, per noi, per il nostro Paese e anche per altri Paesi e popoli. Scelte di cultura, di nobile politica. E queste, per natura loro, vogliono contaminare altri Paesi e popoli”. “In Dio – ha aggiunto – vogliamo ritrovare le energie e l’intelligenza, la sapienza per coniugare valori fondanti per una convivenza di giustizia e di pace, di libertà e di rispetto, anche per i più deboli, anche per chi non appartiene alla nostra lingua, cultura, religione”.