Un racconto diretto, e senza filtri. Il cardinale Baltazar Porras, arcivescovo emerito di Caracas, ha scelto di inviare una lettera aperta ai confratelli vescovi del Venezuela, per raccontare quanto gli è accaduto all’aeroporto internazionale di Maiquetía, lo scalo di Caracas, questa mattina (ora locale), quando le autorità del Governo Maduro gli hanno sequestrato il passaporto e impedito di partire per la Spagna. “Qualcosa che fa male – commenta il porporato – perché viola i diritti che abbiamo come cittadini”, e questo accade proprio nella Giornata internazionale dei diritti umani.
Porras racconta che era diretto a Madrid, “per adempiere agli impegni ecclesiastici”, con ritorno in patria previsto per il 21 dicembre. “Questa mattina – il racconto -, l’ufficiale mi ha detto che aveva controllato il mio passaporto, perché non era aggiornato e doveva controllarlo. Lo ha portato via insieme alla carta d’imbarco per mostrarlo, immagino, al suo superiore. Dopo un po’, questa persona mi ha detto che il passaporto presentava dei problemi e che loro non potevano fare nulla”. Dopo un’ora e mezza, “è arrivato un soldato e mi ha detto che non potevo viaggiare. Gli ho chiesto di restituirmi il passaporto per andare a ritirare la mia valigia. Anche per andare in bagno il funzionario mi ha seguito da vicino, chiedendomi dove stessi andando”.
Erano già le 8 del mattino e il volo era previsto per le 8.30, e il funzionario ha ribadito: “Lei non può viaggiare, mi segua”. Al piano superiore, dove arrivano i passeggeri, continua il racconto dell’arcivescovo, “mi hanno fatto firmare dei documenti in cui si diceva che per ‘inadempienza delle norme di viaggio’ non potevo partire. Ho voluto fare una foto a quel documento, ma non me lo hanno permesso’ e non in modo molto gentile. Se avessi insistito per scattare la foto, hanno minacciato di arrestarmi. Ho seguito il soldato, chiedendogli ripetutamente di restituirmi il passaporto. Alla fine, mi ha consegnato solo la carta d’imbarco per ritirare il bagaglio. Mi ha accompagnato fino all’uscita dei passeggeri, in arrivo dall’estero. Gli ho chiesto più volte cosa dovevo fare, e dove potevo andare. Mi ha risposto che fuori mi stavano aspettando. Una volta superata la porta scorrevole, si è voltato e, quando la porta si è chiusa, sono rimasto solo fuori, senza sapere dove andare. Una gentile signorina del servizio informazioni passeggeri mi ha indicato di andare al banco della compagnia aerea, dove mi hanno assistito bene e ho aspettato circa un’ora per ritirare il bagaglio. Nessuno ha saputo darmi informazioni sul passaporto e qualcuno mi ha suggerito di non perdere tempo qui a Maiquetía. Di tornare a Caracas. Sono salito con la stessa persona che mi aveva portato all’aeroporto e ora sono a casa”.
Conclude il porporato, ringraziando per i messaggi ricevuti, e specificando di non voler rilasciare interviste: “Senza uguaglianza di diritti, senza la possibilità di essere informati, difficilmente può esserci giustizia ed equità”.