“È una tappa del nostro cammino giubilare. Pensare alla Santa Casa di Nazareth è un po’ come pensare ad una conchiglia dentro la quale si trova una perla preziosa… Non si trattò soltanto dell’incontro tra Dio e una struttura materiale, ma dell’incontro dello Spirito di Dio con la casa interiore di Maria”. Con queste parole mons. Gian Franco Saba, ordinario militare per l’Italia, ha introdotto l’omelia pronunciata nella basilica della Santa Casa di Loreto, durante la messa concelebrata con l’arcivescovo mons. Fabio Dal Cin e con rappresentanti dell’Aeronautica militare nella festa della Madonna di Loreto, patrona dell’Arma. L’immagine della casa, ha spiegato, richiama il cuore dell’Incarnazione e illumina il cammino dei credenti. “Dio viene ad abitare la casa della nostra vita”, ha affermato, sottolineando che queste mura ricordano “l’adesione a un progetto, a un progetto che è frutto di un incontro”. Da qui il parallelismo con il mondo del volo: ogni missione richiede una direzione, un waypoint. “Lo Spirito di Dio incontra Maria offrendole una destinazione”, così come ogni credente è invitato a lasciarsi guidare per diventare “messaggeri di pace”. Mons. Saba ha poi richiamato il simbolismo del volo e degli angeli, ricordando la tradizione che attribuisce proprio agli angeli il trasporto della Santa Casa. Allo stesso modo, gli uomini e le donne dell’Aeronautica diventano “custodi” della grande casa dell’umanità, spesso segnata da ferite e instabilità. Gli aeromobili, ha osservato, sono “case attraverso le quali uomini e donne di ogni cultura… si ritrovano attraversando città, nazioni, continenti”, contribuendo alla costruzione di una fraternità universale. Significativa anche l’immagine della pista, luogo dove “il cuore sa sostare per rigenerare se stesso”. Come i fedeli si fermano a Loreto per ripartire nella fede, così il servizio dell’Aeronautica si traduce spesso in “voli di speranza”, in aiuto dei fragili e dei più esposti. La Vergine, “arca dell’Alleanza” e “arca di speranza”, ne è il modello. Rivolgendosi agli allievi, il presule li ha esortati ad “allenare il cuore e l’intelligenza per sentirci custodi e costruttori dell’unica famiglia umana”, promuovendo una comunicazione “disarmata e disarmante”. Le rotte, ha ricordato, “gettano ponti all’interno dell’umanità” e richiedono il coraggio del sì di Maria, anche di fronte a “rotte ancora non conosciute”. Da ultimo, mons. Saba ha richiamato il prezioso servizio dei cappellani militari, spesso nascosto ma essenziale, e ha invitato tutti a contribuire a “una Chiesa e un’umanità dell’incontro”, affinché ogni volo e ogni gesto di servizio diventino segno della vicinanza di Dio.

(Foto Omi)