Giubileo dei detenuti: diocesi di Udine, i cappellani Missionari Vincenziani a Roma con 2 ristretti e un crocifisso realizzato a Tolmezzo

(Foto Missionari Vincenziani)

Il Giubileo 2025 si avvia alla conclusione con la celebrazione dell’ultimo grande evento, il Giubileo dei detenuti, che si concluderà con la messa celebrata da Leone XIV a San Pietro. Ai Missionari Vincenziani è da alcuni anni affidata la pastorale penitenziaria dell’arcidiocesi di Udine e proprio dal carcere di Udine sarà presente al Giubileo una delegazione composta dall’italiano Pietro e dal croato Francesco accompagnati dal cappellano, padre Lorenzo Durandetto. Pietro, non ancora 50enne, è in carcere per reati amministrativi e da qualche tempo ha iniziato ad avere un lavoro. La famiglia lo segue e lo aspetta. Spiega il cappellano: “È un ragazzo sensibile, è il primo a cui ho pensato per il Giubileo perché è una persona che tratta bene tutti e cerca di aiutare. Non è un ingenuo ma è una bella persona”. Francesco, molto più anziano, anch’egli come Pietro sempre presente a messa, è in carcere per aver fatto da corriere. Spiega padre Lorenzo: “Francesco ha provato una grandissima emozione quando gli ho detto che sarebbe andato a Roma, dove non è mai stato, al Giubileo e alla messa con Papa Leone”.
Dall’altro carcere affidato ai padri Missionari Vincenziani nell’arcidiocesi di Udine, Tolmezzo, di cui è cappellano padre Claudio Santangelo. proviene un’opera d’arte realizzata da un detenuto, G.C., esposta per la prima volta in Quaresima nel duomo di Tolmezzo ed ora esposta nella basilica di S. Pietro in Vaticano, in occasione del Giubileo dei detenuti. Il crocifisso è unico, in quanto realizzato con materiale di scarto del carcere, ed è diventato espressione della fede del detenuto. Spiega l’autore: “Dopo anni chiuso in una stanza da solo, isolato da tutti, nel leggere la Bibbia si aprirono le porte del cuore verso la fede. Leggendo alcuni versetti, in me sentivo la sofferenza di Nostro Signore Gesù, ed oggi, ecco che devo la mia vita a lui. L’opera che vedete: ‘Il crocifisso’ nasce da una visione. Non mi aspettavo di compiere opere con scarti riciclati, ma di certo sono stato aiutato da lui stesso. Un giorno si apriranno anche per me queste porte fredde e gelide: a tutti voi che state leggendo le mie parole, non giudicatemi perché sono un detenuto… È da detenuto che mi sono reinserito nella giusta società”.

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