Giubileo dei detenuti: associazioni e movimenti, “chiediamo clemenza e umanità nelle carceri italiane”

A buon diritto, Acli, Antigone, Arci, Cgil, Confcooperative Federsolidarietà, Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, Conferenza nazionale Volontariato Giustizia-Cnvg, Coordinamento nazionale Comunità accoglienti-Cnca, Forum Droghe, Gruppo Abele, L’altro diritto, La Società della Ragione, Legacoopsociali, Movimento di Volontariato italiano-Movi, ⁠Movimento No Prison, Nessuno tocchi Caino, Ristretti Orizzonti lanciano un appello – intitolato “Giubileo dei detenuti: chiediamo clemenza e umanità nelle carceri italiane” – in cui chiedono un provvedimento di clemenza che riduca il numero dei detenuti nelle carceri italiane.
La condizione negli istituti penitenziari italiani è drammatica. Si contano circa 63.500 detenuti stipati nei 46.500 posti effettivamente disponibili. Nel 2025 ci sono già stati 74 suicidi di persone detenute (oltre a due suicidi di agenti di polizia penitenziaria e due di operatori sociali) e 47 decessi le cui cause sono ancora da accertare. Nel 2024 i Tribunali di sorveglianza hanno accolto oltre 5.800 istanze per condizione di detenzione disumana e degradante, contraria all’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani sulla proibizione della tortura. Il carcere si è chiuso drammaticamente all’esterno, i detenuti trascorrono in celle inabitabili quasi l’intera giornata e la comunità esterna è disincentivata a collaborare. Una situazione che crea uno stato di frustrazione e burnout anche nelle persone che lavorano all’interno del contesto penitenziario.
Per queste ragioni i promotori dell’appello si rivolgono al Parlamento perché approvi un provvedimento di clemenza che permetta la riduzione immediata del numero dei reclusi, al presidente della Repubblica perché eserciti una consistente concessione di grazie come alcuni dei suoi predecessori, ai magistrati di sorveglianza affinché concedano per questo Natale tutti i giorni di permesso premio disponibili ai detenuti che già ne godono. Inoltre, si invita il ministero della Giustizia a umanizzare, come sancito dalla Costituzione e dalle convenzioni per i diritti dell’uomo, e modernizzare l’esecuzione della pena, e ad aprire il più possibile il carcere al mondo del volontariato, alle associazioni, alle cooperative, agli enti locali, alle scuole, alle università.
L’iniziativa viene presentata anche in vista del Giubileo dei detenuti che si svolgerà dal 12 al 14 dicembre in Vaticano.
I promotori dell’appello danno, poi, appuntamento a tutti coloro – associazioni di volontariato, enti del Terzo settore, operatori, volontari, cittadini, organizzazioni della società civile – che ritengono che da questa drammatica situazione si debba uscire una volta per tutte, e che sono disponibili a dare un loro contributo, a partecipare all’assemblea pubblica che si svolgerà il 6 febbraio 2026 a Roma.
“Di fronte a una realtà carceraria ormai fuori dalla legalità costituzionale – dichiara Caterina Pozzi, presidente del Cnca – il Cnca, assieme ad altre reti nazionali, con questo appello chiede un atto di clemenza che restituisca dignità e speranza alle persone detenute. Le parole di Papa Francesco non devono restare inascoltate: serve una risposta concreta da parte delle istituzioni. È il momento di assumersi la responsabilità di cambiare davvero. Umanizzare la pena significa aprire il carcere alla comunità e investire in percorsi di reinserimento. Il Cnca con la sua esperienza di tanti anni a fianco di persone detenute è pronta a fare la sua parte attraverso percorsi di reinserimento sociale e lavorativo, progetti di housing territoriale, comunità di accoglienza e percorsi di giustizia riparativa”.

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