“È proprio necessaria una giornata, internazionale oltretutto, per ricordare che la violenza sulle donne non è un’opzione? La risposta è automatica solo a guardare i numeri, certificati dall’Istat: sono circa 6 milioni e 400mila (il 31,9%) le donne italiane, tra 16 ai 75 anni, che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita; il 18,8 ha subìto violenze fisiche e il 23,4% violenze sessuali. Un elemento drammatico arriva dalle giovanissime”. Lo sottolinea Emanuela Vinai, coordinatrice del Servizio nazionale per la tutela dei minori della Cei, aggiungendo un ulteriore elemento di allarme: “Confrontando i dati del 2025 con quelli del 2014, emerge un aumento decisamente marcato delle violenze subite dalla fascia 16-24 anni, che passano dal 28,4% al 37,6%, a fronte della diminuzione o stabilità registrata nelle altre classi di età”.
Per Vinai, si tratta di “numeri che documentano e denunciano non un’emergenza, ma una cronicità del sistema. E allora sì, serve, è necessaria e doverosa una Giornata e, soprattutto, come si ripete a ogni 8 marzo, non deve restare una celebrazione confinata in una data. Si moltiplicano le iniziative sul territorio e si incrementa il coinvolgimento attivo di enti pubblici e realtà associative, scuole e gruppi sportivi”. La coordinatrice del Servizio nazionale per la tutela dei minori della Cei ricorda che “anche le strutture sanitarie si mobilitano: porte aperte e servizi gratuiti, percorsi dedicati e progetti di accoglienza e ascolto. Come sempre, a fare la differenza è la formazione, prima forma di prevenzione, indispensabile per gli operatori sanitari. Se il pronto soccorso è spesso il primo luogo che accoglie le vittime, è altrettanto importante che anche negli altri reparti vi sia chi ha gli strumenti essenziali per intercettare i segni di un abuso”. L’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, conclude, “è da sempre attento a questi aspetti e, all’interno del suo corso di formazione per cappellani di recente nomina e loro collaboratori, ha inserito da tempo una lezione dedicata alle violenze di genere. Perché se sai che cosa guardare, ti diventa impossibile non vederlo. E agire di conseguenza”.