Diocesi: Prato, l’altare del Crocifisso Datini restituito alla città dopo tre secoli. Domani messa con mons. Nerbini

Dopo tre secoli è tornato a far bella mostra di sé l’altare del Crocifisso Datini, testimonianza diretta della devozione e del mecenatismo del mercante di Prato. Si tratta del recupero di un ritrovamento avvenuto nel corso del grande progetto di restauro che ha riguardato la chiesa di San Francesco, antico complesso datato 1280. Quella costruita a Prato, in pieno centro storico, è una delle prime chiese costruite in onore del Santo di Assisi, del quale il prossimo anno si ricorderanno gli otto secoli dalla morte. Questa mattina il parroco mons. Carlo Stancari e Francesco Marchese, coordinatore del progetto di restauro, hanno presentato alla città l’altare del Crocifisso Datini e il completamento dei lavori alla chiesa nel corso di una conferenza. Per la diocesi era presente mons. Daniele Scaccini, vicario generale e direttore dell’ufficio diocesano per i beni culturali. “Ogni tempo ha lasciato una memoria – ha detto mons. Stacanri – ma tutti insieme, fino ai nostri giorni, abbiamo concorso a costruire un ambiente di bellezza, in cui la spiritualità si deve incarnare nelle pietre, nelle immagini, nell’architettura e nel modo di vivere questo spazio, che è lo spazio della comunità orante e fraterna, di una comunità che sa irradiare la grazia e la gioia del vangelo”. La scoperta dell’altare si deve agli studi di Francesco Marchese, compiuti su antichi documenti, nei quali è riuscito a trovare l’esistenza di due nicchie nella controfacciata della chiesa. Il ciclo raffigura scene legate alla crocifissione con Dio Padre benedicente, la colomba dello Spirito Santo che insieme al Crocifisso compongono la Trinità e ai due lati i ladroni. Questo altare venne costruito nell’ottobre 1383 all’interno della controfacciata per accogliere l’antico Crocifisso che ancora oggi si conserva in chiesa. Gli affreschi ritrovati sono sia Trecenteschi, che Seicenteschi, questi ultimi opera del pittore Pier Antonio Michi. Quando la nicchia venne ostruita, il Crocifisso, detto del Datini, venne spostato sull’altare maggiore e la tela che lo incorniciava, anche questa opera del Michi, entrò in tempi recenti a far parte della collezione di Palazzo Pretorio. Grazie a un accordo con l’Amministrazione comunale e provinciale di Prato, la tela è stata data in prestito – per 99 anni – alla parrocchia di San Francesco per ricollocarla nella sua posizione originaria. “Del Crocifisso Datini non abbiamo notizie certe – ha affermato Giuseppina Clausi, funzionaria della Soprintendenza – non sappiamo se effettivamente lo aveva donato lui alla chiesa o lo aveva fatto realizzare, sappiamo certamente che da lui era molto venerato e per questo aveva voluto l’allestimento di questo altare”. Clausi dà anche notizia del secondo altare, anche questo posizionato sulla controfacciata, accanto alla porta di ingresso. “Era dedicato all’Annunciazione – ha aggiunto Clausi – sappiamo della sua esistenza ma la nicchia non è stata ritrovata perché è stata riempita nel Seicento con una muratura coesa, cementata con malta, mentre l’altare del Datini era stato tamponato con una paretina”. Il progetto, diretto dagli architetti Sara Marrani e Riccardo Berti, ha riportato la chiesa di San Francesco alle origini e ha permesso di recuperarne l’antica memoria. Il costo complessivo dei lavori ammonta a 2.400.000 euro, con oltre il 70% dell’importo coperto dai fondi dell’8 per mille alla Chiesa cattolica. Hanno contribuito la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e la generosità di numerosi benefattori che hanno scelto di rimanere anonimi. Domani alle ore 18 verrà celebrata una messa solenne presieduta dal vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini. La funzione sarà concelebrata dai sacerdoti e dai religiosi degli ordini che hanno custodito la chiesa di San Francesco nel corso dei secoli e trasmessa in diretta su Tv Prato.

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