Al 31 dicembre 2024 “l’unica scadenza europea della missione salute del Pnrr che condiziona il pagamento delle rate, ovvero la realizzazione di almeno 480 Centrali operative territoriali (Cot), è stata rispettata”, ma “senza infermieri rischiano di diventare scatole vuote”. Lo sostiene Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, nel monitoraggio indipendente dell’Osservatorio Gimbe sul Ssn diffuso oggi. Nell’ambito della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr, “le Cot – spiega Cartabellotta – sono state progettate come hub organizzativi per migliorare il coordinamento tra ospedali, medici di famiglia, assistenza domiciliare e servizi sociali. Pensate per garantire una presa in carico continua e personalizzata dei pazienti,” rappresentano un “elemento chiave per affrontare le sfide legate all’invecchiamento della popolazione e alla crescente prevalenza delle malattie croniche”. Queste strutture, insieme a Case di comunità, Ospedali di comunità, telemedicina e al potenziamento dell’assistenza domiciliare, configurano quella “rivoluzione organizzativa dell’assistenza territoriale prevista dal DM 77 e finanziata dal Pnrr”. Tuttavia avverte il presidente Gimbe, “fino a quando non saranno pienamente funzionanti tutte le 611 Cot previste originariamente, e poi ridotte a causa dei costi, si registrerà un aumento del carico di lavoro per quelle attive, che si troveranno a gestire un bacino di utenza più ampio rischiando di compromettere la qualità dei servizi”. Al 30 giugno, risultavano pienamente funzionanti 362 Cot, pari al 59% del totale previsto prima della rimodulazione, ovvero 611 Cot.”In un momento storico caratterizzato grave carenza di infermieri dal Ssn – conclude l’esperto -, l’effettiva operatività delle Cot rischia di essere compromessa, rendendole di fatto delle scatole vuote”.