“Dobbiamo vivere il nostro Giubileo come un farmaco per contrastare il virus dell’incomunicabilità”. Lo ha affermato questa mattina Amerigo Vecchiarelli, direttore dell’Agenzia Sir, intervenendo alla seconda giornata del convegno “2025: A.I. confini della comunicazione” organizzato a Roma dall’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei in occasione della festa di san Francesco di Sales e del Giubileo del mondo della comunicazione.
“Il Giubileo del mondo della comunicazione – ha spiegato – è e deve diventare un segno che ci riporta al significato, del nostro impegno quotidiano. Dobbiamo riappropriarci del momento originario della nostra scelta di fare il giornalista”. “Comunicare la speranza è riprendere ogni giorno il cammino, ricominciare sempre, ogni volta che ci rendiamo conto che il nostro parlare non ha più significato e che le nostre parole hanno perso la capacità di suscitare bene, di dare coraggio, di fare verità, di sostenere”, ha proseguito Vecchiarelli, invitando a “celebrare il Giubileo come singoli ma anche come corpo” perché “siamo tutti sulla stessa barca, magari in posizioni diverse, ma insieme”. “Ricominciamo da questa certezza, come comunità di giornalisti e comunicatori che credono ancora nella loro missione e che non si adeguano a un sistema che non si preoccupa di mettere da parte la passione per la verità e la cura gli uni degli altri”.
“Siamo chiamati a raccontare una speranza concreta perché è fondata sulla fede, ha un volto e un nome: Gesù Cristo”, ha ammonito il direttore; solo partendo da qui è possibile “costruire ponti che mettono in relazione e reti di comunicazione intorno a noi”. “Essere comunicatori di bene, non semplicemente mettere collegare e collegarci con qualcuno”, l’esortazione del direttore, per il quale la “sfida”, più che di allargare è quella di “andare in fondo nelle relazioni” affinché queste siano “vere”. E se “il male fa sempre più notizia” si tratta di “non rinunciare a esserci, non arrendersi alla rassegnazione” ma “cercare il lato nascosto ma sempre presente in ogni fatto o notizia per trovare i germogli del bene in tutto ciò che ci circonda”. “Sarebbe un enorme abbaglio pensare che le notizie ‘serie’ siano solo quelle che ci dicono che qualcosa non va”.