“Il tempo che viviamo ci impone il ricorso ad un tasso di eticità superiore ai decenni precedenti, è fondamentale il rispetto della persona e di noi stessi. Lo dobbiamo alla nostra professionalità e alle persone a cui ci rivolgiamo”. Lo ha affermato questa mattina Antonio Preziosi, direttore del Tg2, intervenendo alla seconda giornata del convegno “2025: A.I. confini della comunicazione” organizzato a Roma dall’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei in occasione della festa di san Francesco di Sales e del Giubileo del mondo della comunicazione.
Parlando de “Il senso del limite”, il direttore del Tg2 ha ricordato che “siamo professionisti chiamati a raccontare i fatti, non siamo dei creatori di fatti di fantasia”. “Il rispetto della verità sostanziale di ciò che raccontiamo – ha rilevato – è un limite, un confine oltre il quale non possiamo andare”. Oggi – ha proseguito – “viviamo in un’epoca nella quale ci confrontiamo con una moltiplicazione quasi infinita delle fonti, la rivoluzione digitale ha moltiplicato l’informazione e anche la disinformazione”. “Sono sempre stato sostenitore della velocità e dell’immediatezza nel dare la notizia” ma oggi “serve una ricerca scrupolosa contro il rischio di fake news, che sono una sorta di veleno per il circuito informativo”. E anche se “la notizia non può attendere”, ha spiegato Preziosi, “preferisco arrivare secondo dando una notizia vera piuttosto che primo con una notizia falsa”. Diversi gli esempi personali citati dal direttore di situazioni in cui questo approccio ha evitato di dare false informazioni. Rispetto al “sensazionalismo”, Preziosi ha evidenziato che “oggi purtroppo i rischi sono forti, ancora più forti che nel passato”. Per questo “diamo la verità quando siamo certi, altrimenti è meglio arrivare secondi”. Il direttore del Tg2 ha poi ricordato che “il racconto dei fatti non deve essere mai lesivo della dignità umana, della reputazione; non deve violare il diritto alla riservatezza per i minori”. Così come “bisogna evitare che si creino situazioni che alimentano odio, violenza verbale”. La lotta al linguaggio d’odio dev’essere un faro illuminante”, ha ammonito che poi ha invitato ad “entrare in una dimensione dialogica della comunicazione”. La mitezza non è sottomissione o reticenza, è rispetto. E la sintesi non deve mai andare a detrimento della completezza della notizia”. Infine un esortazione: “Raccontiamo ‘good news’, andiamo a cercare anche fatti belli e positivi da raccontare”.