Negli ultimi tempi si assiste a “un crescente protagonismo dei cattolici in politica, che si manifesta attraverso convegni, dibattiti e interventi pubblici”. Questo “protagonismo” nasce dall’esigenza di costruire uno “spazio politico” in cui “prevalgano valori quali competenza, responsabilità e senso delle istituzioni”. Lo ha detto ieri sera mons. Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana, intervenendo nella sala parrocchiale “Fratelli Tutti” di Alfonsine ad un incontro-dibattito sul tema “Quale partecipazione alla vita democratica?”. Per mons. Toso “c’è bisogno di uno stile caratterizzato dal confronto e non dallo scontro, dalla mediazione e non dal conflitto esasperato, da una politica non urlata ma ragionata. Si tratta, infatti, di confrontarsi mediante il dialogo, nella comune ricerca del bene comune, valore senz’altro fondamentale e distintivo dello stesso cattolicesimo democratico”. La partecipazione, ha spiegato il presule, non si esaurisce nel voto, “bensì richiede la pratica della democrazia, da parte dei cittadini stessi. Infatti, è tale pratica, ossia l’esercizio dei diritti, non solo di quello elettorale, ma anche di quelli correlati ad altre forme della partecipazione, a renderla viva e operante, in altri termini a renderla una democrazia ad alta intensità”. Riferendosi a figure storiche come Alcide De Gasperi, mons. Toso ha ribadito che la democrazia non può ridursi a una mera formalità: “Senza un’assunzione di responsabilità da parte dei cittadini, la democrazia rischia di trasformarsi in sudditanza”. Il vescovo ha poi richiamato l’importanza di un nuovo “umanesimo trascendente”, in grado di affrontare sfide epocali quali le crescenti disuguaglianze, la crisi del lavoro e l’emergenza educativa. Ha auspicato una maggiore capacità di fare rete e di costruire una progettualità solida, ispirata all’Insegnamento sociale della Chiesa, per restituire centralità ai valori fondamentali della convivenza democratica. “La storia sorprende sempre – ha detto – non poniamo limiti al futuro. Ma occorre agire con coraggio e visione, costruendo una nuova soggettività politica che sia capace di tenere insieme identità culturali e valori condivisi. Più sarà solida tale progettualità, alla luce dell’Insegnamento sociale della Chiesa, e più facilmente troverà le forme non soltanto sociali, anche partitiche, più adatte e congeniali alla propria realizzazione”.