Tutela minori: Roccella (min. Famiglia), “ciò che oggi rende l’esposizione precoce alla Rete così pericolosa è la crisi del quadro educativo che aiuti i bambini a decodificare i contenuti”

“È giusto dedicare alla dignità dei bambini nel mondo digitale la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. Se è vero infatti che non tutti i rischi per i minori derivano dalla Rete, è altrettanto vero che la precoce dimestichezza che i bambini acquisiscono con le nuove tecnologie rappresenta oggi, come abbiamo detto più volte, un’opportunità ma anche un’insidia su cui è necessario riflettere. Una riflessione alta e approfondita sulle nuove tecnologie, sulle ricadute etiche e antropologiche che hanno e avranno nella nostra vita è sempre più essenziale per il presente e per il futuro, come dimostra la scelta del governo di invitare il Santo Padre al G7 sull’intelligenza artificiale”. Lo ha sottolineato Eugenia Maria Roccella, ministra per  la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, in occasione dell’evento “La dignità dei bambini nel mondo digitale” organizzato a Roma dalla Fondazione Sos Telefono Azzurro in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Santa Sede e Fondazione Child in vista della Giornata nazionale per la lotta alla pedofilia e alla pedopornografia. “Chi, come voi, si occupa da sempre di minori, sa che c’è un disagio crescente tra i giovani e i giovanissimi che è sempre più evidente, al punto di aver conquistato centralità nel dibattito pubblico. E c’è ancora più a monte un problema di crisi educativa, sulla quale da tempo si è provato a lanciare l’allarme, che ormai si manifesta in una molteplicità di forme ed è il motivo per il quale l’esposizione dei più piccoli alle insidie della modernità è fonte di una così grave inquietudine”, ha aggiunto.
“Ad essere cambiato sotto i nostri occhi non è infatti soltanto il ventaglio dei contenuti ai quali i ragazzi riescono ad accedere, non sono solo gli strumenti sempre più avanzati che i figli utilizzano meglio dei genitori, i quali si sentono spesso impreparati e disarmati. Ad essersi slabbrata è quella rete educativa e relazionale che, come una sorta di impronta e di protezione di ultima istanza, a lungo ha reso i pericoli qualcosa di affrontabile, e le sbandate un’esperienza tendenzialmente rimediabile. Se oggi la percezione è cambiata è perché il disagio giovanile si inserisce nel quadro di una crisi più ampia, nella quale famiglie sempre meno numerose si sentono prive di punti di riferimento e non riescono ad esserlo a loro volta, la lunga permanenza dei ragazzi in famiglia ha come contraltare un rapporto allentato e indebolito con i genitori; e alle relazioni parentali si sostituisce un confronto sempre più esclusivo con il gruppo dei pari e l’assorbimento senza filtri dei modelli proposti dal web”.
Per la ministra, “ciò che oggi rende l’esposizione precoce alla Rete così pericolosa non è tanto e non è solo la familiarità che i bambini acquisiscono con ogni tipo di device, ma è la crisi di un quadro educativo che li aiuti a decodificare contenuti e relazioni, è la sostanziale solitudine che accompagna l’esperienza digitale, è la pervasività di modelli formativi – anzi, direi ‘deformativi’ – che va oltre anche i rischi specifici. Ciò su cui bisogna intervenire non è dunque soltanto la prevenzione dei pericoli e l’aiuto in caso di necessità, ma la ricucitura di un contesto smagliato, il ripristino di un tessuto connettivo fatto di relazioni forti e rassicuranti, che forniscano ai ragazzi un orientamento anche quando si perdono e li preservino dalle solitudini del nostro tempo”.

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