Medici cattolici: Anelli (Fnomceo), “il medico è il custode della vita e della salute delle persone”

“I medici sono i custodi della vita e della salute delle persone e la ‘misericordia è lo strumento di cui il medico può avvalersi per lenire le sofferenze, sanare per quanto possibile le malattie, perché la misericordia altro non è che un atto di amore verso l’uomo sofferente, finalizzato al rispetto della dignità di ogni singola persona, di ogni malato”. Lo ha detto Filippo Anelli, presidente Fnomceo (Federazione ordini medici chirurghi e odontoiatri) nella lectio magistralis tenuta al Senato nell’ambito del convegno “I medici cattolici da 80 anni profeticamente impegnati tra storia, medicina ed etica”, che si è svolto ieri pomeriggio presso la Sala Capitolare – Chiostro del Convento di Santa Maria sopra la Minerva, per iniziativa dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci) in occasione dell’80° di fondazione.
Per Anelli, “serve oggi un cambio di passo, un cambio di paradigma, intendendo per questo la necessità di rivedere il ruolo del medico in questa società, ossia il passaggio da un professionista preparato oggi per curare la malattia ad un medico capace e formato per curare la persona”. La malattia non potrà infatti “essere curata senza la conoscenza di quel singolo malato come persona e come individuo. Bisognerà educarsi all’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure che configurano la singolarità del caso e la sua complessità, perché è sempre possibile curare, è sempre possibile consolare, anche quando non è possibile guarire”. Di qui il richiamo all’invito di Papa Francesco: “Mettere il malato prima della malattia per una cura che sia veramente tale, veramente integrale, veramente umana”. I medici, ha sottolineato il presidente Fnomceo, “devono essere formati ad utilizzare una comunicazione efficace nel rapporto con la persona: il tempo della comunicazione è tempo di cura”. Devono pertanto “imparare a dedicare tempo al paziente, ad ascoltarlo, a rivalutare la singolarità dell’individuo che hanno di front” per “giungere ad una presa in carico della persona nella sua interezza, perché il medico debba non solo curare le malattie attraverso la diagnosi e la terapia, ma essere sempre più il medico della persona”.

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