“Oggi è tempo di speranza. Non è un augurio retorico, ma un annuncio profetico: il Signore è Dio-con-noi, abita il nostro mondo e, se noi ci lasciamo guidare dalla sua luce, allora la Storia non resta nel buio del non senso, ma ha una meta da raggiungere e una speranza forte da realizzare. Di questa speranza, come Chiesa, noi tutti siamo chiamati ad essere testimoni e profeti”. È quanto scrive mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, nel messaggio alla diocesi per il tempo dell’Avvento e per il Natale. Per il presule “non è facile dare speranza a questo mondo, lo sappiamo. Non solo per le ansie vecchie e nuove che lo soffocano, ma prima di tutto perché la speranza rischia di sfilarsi persino dal cuore dei profeti che dovrebbero indicare le mete luminose da desiderare. Ebbene, noi battezzati abbiamo questo compito profetico”. L’Avvento è “il Tempo favorevole per richiamare le nostre vite alla speranza attiva”, scrive mons. Savino aggiungendo che “l’intreccio dei mali e della speranza ci ricorda che noi non lavoriamo per il sogno utopico, millenaristico, di un progresso che liberi per mano nostra questo mondo terreno dalle contraddizioni del male e del dolore. Uniti a Cristo Redentore e con la forza del suo Spirito, noi siamo chiamati a farci carico dell’esperienza del male e del dolore, cioè ad assumerla, trasformandola dal suo interno in un ‘luogo’ della carità paziente e della misericordia generativa”. Il mondo attuale “sembra avvolto in una nebbia di disillusione e di paura. Le alte mete della pace, della giustizia, della vittoria sulla fame e sulle malattie, sono sfuggite alle presuntuose aspirazioni di un mero progresso tecnico-scientifico e culturale. E così si riaffacciano minacciose nubi che, illusoriamente, sembravano quasi dissolte”, sottolinea il presule evidenziando che crescono i sentimenti di “chiusura nazionalistica e di ostilità verso gli immigrati, non di rado istigati dai linguaggi di una politica che preferisce legittimarsi facendo leva sugli istinti e sulle paure, anziché sulla forza di valutazioni argomentate e aperte al confronto democratico. Se alcuni decenni fa, in Europa, ogni abbattimento di frontiere politiche, economiche, culturali tra i popoli era salutato come un surplus di libertà e apriva a ulteriori speranze di pacifico scambio tra le nazioni, oggi si assiste al riemergere di un istinto di diffidenza e di chiusura, che ripiega i popoli dentro nazionalismi anacronistici. Di certo, le chiusure e le diffidenze, sono sintomi e cause di una diminuzione di speranza”. Mons. Savino cita anche i timori connessi al rapporto tra uomo e ambiente, tra civiltà e natura sottolineando che “abbiamo vissuto a lungo in un atteggiamento, anche irriflesso, di superiorità rispetto al resto del creato, quasi che le promesse della scienza, della tecnologia e della medicina potessero mettere le civiltà al riparo dalle angosce dei secoli passati, quando uomini e popolazioni legavano la loro sopravvivenza alle benevole concessioni della natura e soccombevano senza difese davanti alle avversità climatiche o sanitarie. Ora stiamo riscoprendo, su più vasta scala, il sentimento della nostra piccolezza davanti alle sovrastanti forze del cosmo. In epoca di pandemie e, soprattutto, di mutamenti climatici, così rapidi ed evidenti da essere ben riconoscibili nell’arco di una sola generazione, capiamo che proprio quelle armi del progresso in cui confidavamo stanno infliggendo alla natura danni incalcolabili, il cui conto non può che ricadere sull’umanità”. L’umanità ha “bisogno di speranza, e come cristiani siamo chiamati ad essere profeti che riportano la fiducia nel cuore degli oppressi. Se anche noi, profeti per grazia battesimale, ci lasciamo rubare la speranza e ripieghiamo nella rassegnazione o nella chiusura egoistica, in tal modo ci rendiamo responsabili di privare il mondo di quella fonte di luce che il Signore vuole far passare attraverso la nostra testimonianza”, è il messaggio di mons. Savino che invita ad assumere in questo Avvento “un impegno di bene”: portare “un segno di speranza nei nostri ambienti”.