Papa a Malta: messa a Floriana, no al “tarlo dell’ipocrisia” e al “vizio di puntare il dito contro gli altri”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Anche nella nostra religiosità possono insinuarsi il tarlo dell’ipocrisia e il vizio di puntare il dito. In ogni tempo, in ogni comunità”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia della Messa celebrata nel piazzale dei Granai, a Floriana, la città che si trova subito fuori le mura de La Valletta. “C’è sempre il pericolo di fraintendere Gesù, di averne il nome sulle labbra ma di smentirlo nei fatti”, il monito del Papa sulla scorta dell’episodio evangelico della donna adultera: “E lo si può fare anche innalzando vessilli con la croce”. Come fanno, ad esempio, gli accusatori della donna, in cui “vediamo l’immagine di coloro che si vantano di essere giusti, che si vantano di essere osservanti della legge di Dio, persone a posto e perbene. Non badano ai propri difetti, ma sono attentissimi a scovare quelli degli altri”. Così vanno da Gesù, ha spiegato Francesco, “non a cuore aperto per ascoltarlo, ma per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo”. “È un intento che fotografa l’interiorità di queste persone colte e religiose, che conoscono le Scritture, frequentano il tempio, ma subordinano tutto ai propri interessi e non combattono contro i pensieri malevoli che si agitano nel loro cuore”, il commento del Papa: “Agli occhi della gente sembrano esperti di Dio, ma proprio loro non riconoscono Gesù, anzi lo vedono come un nemico da far fuori. Per farlo, gli mettono davanti una persona, come se fosse una cosa, chiamandola con disprezzo ‘questa donna’ e denunciando pubblicamente il suo adulterio. Premono perché la donna sia lapidata, riversando contro di lei l’avversione che loro hanno per la compassione di Gesù. E fanno tutto questo sotto il manto della loro fama di uomini religiosi”. “Come verificare allora se siamo discepoli alla scuola del Maestro?”, si è chiesto Francesco: “Dal nostro sguardo, da come guardiamo al prossimo e da come guardiamo a noi stessi. Da come guardiamo al prossimo: se lo facciamo come Gesù ci mostra oggi, cioè con uno sguardo di misericordia, oppure in modo giudicante, a volte persino sprezzante, come gli accusatori del Vangelo, che si ergono a paladini di Dio ma non si accorgono di calpestare i fratelli. In realtà, chi crede di difendere la fede puntando il dito contro gli altri avrà pure una visione religiosa, ma non sposa lo spirito del Vangelo, perché dimentica la misericordia, che è il cuore di Dio”.

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