Papa Francesco: ai consacrati, “la povertà non è sforzo titanico ma libertà superiore”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Avere uno “sguardo mondano”. È la tentazione che secondo il Papa incombe sulla vita consacrata: “È lo sguardo che non vede più la grazia di Dio come protagonista della vita e va in cerca di qualche surrogato: un po’ di successo, una consolazione affettiva, fare finalmente quello che voglio”. Lo ha ricordato nella messa con i membri degli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica in occasione della Festa della Presentazione del Signore e XXIV Giornata mondiale della vita consacrata. “La vita consacrata, quando non ruota più attorno alla grazia di Dio, si ripiega sull’io. Perde slancio, si adagia, ristagna. E sappiamo che cosa succede – ha osservato Francesco -: si reclamano i propri spazi e i propri diritti, ci si lascia trascinare da pettegolezzi e malignità, ci si sdegna per ogni piccola cosa che non va e si intonano le litanie del lamento – le lamentele, ‘padre lamentele’, ‘suor lamentele’ -: sui fratelli, sulle sorelle, sulla comunità, sulla Chiesa, sulla società. Non si vede più il Signore in ogni cosa, ma solo il mondo con le sue dinamiche, e il cuore si rattrappisce”. Così si diventa “abitudinari e pragmatici, mentre dentro aumentano tristezza e sfiducia, che degenerano in rassegnazione. Ecco a che cosa porta lo sguardo mondano”. Per il Papa, “la vita consacrata, se resta salda nell’amore del Signore, vede la bellezza. Vede che la povertà non è uno sforzo titanico, ma una libertà superiore, che ci regala Dio e gli altri come le vere ricchezze. Vede che la castità non è una sterilità austera, ma la via per amare senza possedere. Vede che l’obbedienza non è disciplina, ma la vittoria sulla nostra anarchia nello stile di Gesù”.

“In una delle terre terremotate, in Italia – parlando di povertà e di vita comunitaria – c’era un monastero benedettino andato distrutto e un altro monastero ha invitato le suore a traslocarsi da loro. Ma sono rimaste lì poco tempo: non erano felici, pensavano al posto che avevano lasciato, alla gente di là. E alla fine hanno deciso di tornare e fare il monastero in due roulotte. Invece di essere in un grande monastero, comode, erano come le pulci, lì, tutti insieme, ma felici nella povertà. Questo è successo in questo ultimo anno. Una cosa bella!”.

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