Quaresima e Coronavirus: dover digiunare persino da Dio

Spogliaci fino in fondo, o Quaresima del duemilaventi! Permettici di arrivare davvero rinnovati alla Pasqua, quando persino per i nostri palati e le nostre lingue di carne, e non solo per i nostri cuori, l’umile dischetto di Pane Vivente avrà un sapore ridivenuto d’un tratto nuovo e non scontato

(Foto Vatican Media/SIR)

“Sino a venerdì 3 aprile 2020 l’accesso alle chiese parrocchiali e non parrocchiali della Diocesi di Roma, aperte al pubblico (cf. cann. 1214 ss C.I.C.), e più in generale agli edifici di culto di qualunque genere aperti al pubblico, viene interdetto a tutti i fedeli”.

Era inevitabile. Don Angelo, il Vicario del Papa per la Diocesi di Roma, tanto amato da clero e fedeli, ieri ha decretato “la chiusura delle aule di culto”, dopo essere stato costretto, in accordo con la Cei, a impedire ai fedeli di partecipare alle celebrazioni. Ma il Cardinal Vicario ha semplicemente attuato l’ovvio:

non ci può essere da un lato il divieto tassativo a chicchessia di andare a zonzo, e dall’altro il mantenimento dei luoghi di culto aperti. Già stonava la richiesta di celebrare le Messe “a porte chiuse” mantenendo aperte le chiese; adesso almeno tutto è lineare, coerente, tutelante. A Roma come nel resto dell’Italia cattolica.

Ancora una volta siamo invitati ad applicare a questa situazione desolante uno sguardo pasquale: la Quaresima mediante il digiuno, l’elemosina e la preghiera vuole farci mettere in discussione il nostro modo abituale di rapportarci alle cose (con il digiuno), agli altri (con l’elemosina, cioè con la misericordia), a Dio (con la preghiera).
In questa Quaresima tanto particolare i Cristiani sono chiamati non da banali “fioretti”, bensì dalle situazioni critiche della vita, a digiunare non solo delle cose e dei cibi ordinari, ma addirittura dello stesso Pane del Cielo. Una Quaresima molto “ambrosiana”, verrebbe da dire: da sempre l’Arcidiocesi di Ambrogio i venerdì di Quaresima non celebra l’eucaristia.

Digiunare dall’Eucaristia, essere impediti persino ad accedere a una chiesa vuota per accendere una candela…

cose che a noi sembrano strane e scioccanti, e che invece sono, purtroppo, il pane quotidiano di tanti nostri fratelli e sorelle in Asia e in Africa, che vedono magari un prete due volte all’anno, e che sono vessati costantemente dalla persecuzione.
Ecco il dono quaresimale, che si può cogliere solo con uno sguardo pasquale: in questa Quaresima il digiuno dai nostri modi divenuti troppo abituali di contattare Dio, ci potrà portare più vicini a Lui con il desiderio e il grido del cuore, ma ci avvicina anche ai nostri fratelli perseguitati, con i quali possiamo finalmente immedesimarci, smettendola di crederci dei santi solo perché andavamo la domenica a Messa, a dieci minuti da casa, tra una bella colazione e un pranzo abbondante.

Spogliaci fino in fondo, o Quaresima del duemilaventi! Permettici di arrivare davvero rinnovati alla Pasqua, quando persino per i nostri palati e le nostre lingue di carne, e non solo per i nostri cuori, l’umile dischetto di Pane Vivente avrà un sapore ridivenuto d’un tratto nuovo e non scontato.

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