Quaresima e Coronavirus: ma la Parola di Dio non è incatenata!

Da sabato sera mando in streaming la Messa sulla pagina Facebook della parrocchia, e ogni giorno cresce il numero di persone che seguono quotidianamente la liturgia, ascoltano la Parola, e nel deserto di giornate recluse e svuotate di tutto il transitorio, si prendono un tempo per stare con Dio, uniti moralmente, interiormente, ma anche direi telematicamente con tanti altri loro fratelli e sorelle

(Foto Ansa)

“Ma la Parola di Dio non è incatenata!” (2 Tm 2, 9). Così gridava per lettera San Paolo, al contempo sfogandosi con il suo discepolo Timoteo e sfidando coloro che incatenando lui pensavano di aver messo fine all’annuncio.
Questo grido, pieno di giusta ira contro il male che vorrebbe frenarci e fermarci, e pieno di gioia esplosiva che ci permette di risollevare al contempo noi e i nostri fratelli, noi preti possiamo farlo nostro più che mai oggi, “ai tempi del Coronavirus”, come ormai si suol dire.

Abbiamo dovuto chiudere le chiese, perché il nostro Dio non è il dio magico dei pagani, che dovrebbe ricompensare la nostra incuria e la nostra spocchia rendendoci immuni dai limiti della nostra povera fragile natura, ma non abbiamo certo smesso di pregare, di adorare, di celebrare.

Come tutti i miei confratelli, in questi giorni sto celebrando la Messa a porte chiuse, e posso assicurare che mai come ora sto sentendo la potenza concreta e tangibile dello spirito e dello Spirito: la forza di contatto e comunione degli animi, e l’efficacia della presenza e dell’azione, in questi rapporti, dello Spirito Santo di Dio. Da sabato sera mando in streaming la Messa sulla pagina Facebook della parrocchia, e ogni giorno cresce il numero di persone che seguono quotidianamente la liturgia, ascoltano la Parola, e nel deserto di giornate recluse e svuotate di tutto il transitorio, si prendono un tempo per stare con Dio, uniti moralmente, interiormente, ma anche direi telematicamente con tanti altri loro fratelli e sorelle. “Virtuale” è un termine inadatto, perché sa di fittizio, ipotetico, parziale. Qui invece si tratta di reale compresenza, di una reale partecipazione, sebbene mediata da quanto la rende possibile.
E non si tratta di spiritualismi astratti, perché la CARNE c’è eccome: ogni giorno la consacro e la metto sull’altare, ogni giorno è elevata ed esposta, mediante una telecamera, agli occhi di credenti e non credenti e sedicenti credenti, come fu sul Calvario, perché ogni giorno all’altare siamo sul Calvario, e come avviene anche in ogni Messa “live”, perché in ogni Messa vengono (e mangiano) credenti e non credenti e sedicenti credenti.

La Carne c’è, perché per noi Cristiani è la Carne il perno dello Spirito.

E da questo atto che si compie qui e ora, il qui e ora del mistero, tutti quelli che vogliono possono attingere interiormente, moralmente e spiritualmente le grazie che circolano nell’intero Corpo.

Forse saremo costretti per un po’ a rimanere chiusi in casa, a distanziarci, a non vederci, a non toccarci, a non radunarci, a non mangiare insieme…

Proprio ieri, il Presidente del Consiglio concludeva il suo discorso, in cui giustamente ha decretato ulteriori misure restrittive per combattere l’epidemia, dicendo: “Rimaniamo distanti oggi, per abbracciarci con più calore, per correre più veloci domani”.

Ma se i nostri cuori lo vorranno, ben prima di quel domani di cui parla Conte, i nostri spiriti potranno correre veloci sulle ali dello Spirito e, come d’altronde fanno sempre gli angeli nella liturgia, potremo radunarci invisibilmente lì dove il Corpo continua a manifestarsi nel pane e nel vino, così da continuare a essere una cosa sola in Cristo.

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