Sri Lanka: Fondazione Magis, “il fango è ovunque, la gente ha bisogno di tutto”

(Foto Fondazione Magis)

“Qui si dice sia l’evento più disastroso dopo lo tsunami del 2004”. Lo sottolinea a proposito del ciclone Ditwah, che a fine novembre ha devastato lo Sri Lanka, una testimone sul posto, Francesca Flosi, responsabile dei progetti sostenuti dalla Fondazione Magis Ets, opera missionaria della Provincia euro-mediterranea della Compagnia di Gesù. Forti piogge e venti si sono abbattuti in tutto il Paese causando alluvioni, frane, smottamenti e allagamenti diffusi, colpendo in particolare la zona centrale.
Le calamità naturali hanno colpito e messo in difficoltà anche le opere sostenute dalla Fondazione Magis, presente da parecchi anni in Sri Lanka con vari interventi, alcuni sostenuti dalla Cei, e più recentemente con un progetto finanziato dall’Aics, “Percorsi e pratiche di educazione, dialogo e riconciliazione in Sri Lanka – Ediri”, per la tutela delle minoranze cristiane e per promuovere il dialogo interreligioso.
“Per giorni – afferma Francesca Flosi – diverse zone sono rimaste senza comunicazione, con telefonia ed elettricità interrotti. Mullaitivu, area nord dello Sri Lanka, dove lavoriamo, è rimasta isolata per quattro giorni, senza elettricità né telefono. Siamo rimasti senza poter comunicare e senza ricevere notizie dal padre gesuita che lì gestisce il Loyola Campus. Nell’area di Kandy, oltre alle comunicazioni via terra interrotte, sono mancate acqua ed elettricità, e nelle zone più interne, remote, le operazioni di soccorso sono in corso. Nel distretto di Colombo il fiume Kelani ha esondato in alcuni punti e molte famiglie hanno dovuto abbandonare le proprie case”.
Per quanto riguarda le conseguenze sulla popolazione, riferisce, “secondo le stime ufficiali, ci sono 627 morti e ancora 190 dispersi, famiglie intere sono state portate via dalle valanghe, persone che erano nelle proprie case e che avrebbero dovuto sentirsi al sicuro sono state spazzate via. Molti hanno perso casa, più di 80.000 abitazioni sono state distrutte, e le persone hanno perso tutto quello che era al loro interno”. Oltre alle perdite immediate, “ci sono perdite collaterali: parte dei raccolti è stata distrutta e questo si è visto subito al mercato dove il prezzo della verdura è aumentato in modo vertiginoso: nei giornali si parla di un aumento dal 20% al 200%”.
Sulle attività sostenute dal Magis, Flosi spiega che “con il nostro progetto lavoriamo in nove aree, alcune delle quali sono state attraversate dal ciclone. A Boragas, dove si trova uno dei Loyola Campus con cui lavoriamo, ci sono state diverse frane e la strada per andare al centro non esiste più, è stata spazzata via, e per questo non riusciamo ancora a fare una stima dei danni strutturali. Il Loyola Campus Mullaitivu è stato inondato esternamente, ma alcune parti hanno bisogno di essere ripulite e ristrutturate, così come il Loyola Campus di Vavunya dove l’acqua ha allagato solo la parte esterna. Le lezioni al Loyola Campus sono interrotte, alcune hanno già ripreso l’8 dicembre, altre invece sono state posticipate a gennaio”.
Secondo la responsabile di progetto, “ora è il momento di stare vicino agli studenti e alle famiglie e rispondere ai loro bisogni”. A proposito degli aiuti di cui c’è più necessità in questo momento, “in alcune zone siamo ancora in fase di emergenza e quindi i bisogni sono primari: cibo, acqua soprattutto, ma anche prodotti per l’igiene intima e della casa, stoviglie, vestiario, effetti letterecci, materassi, materiale didattico per gli studenti e tutto ciò che serve per la quotidianità. Poi ci sarà la fase della ricostruzione e del rientro a casa, dopo la messa in sicurezza – conclude -. Alcune famiglie sono già rientrate, ma il fango è ovunque. Quindi ci sarà ancora molto da lavorare”.
Info: https://www.fondazionemagis.org.

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