Leone XIV: udienza, “oggi la morte è un tabù, un controsenso”, no a “rimozioni e fughe esistenziali”

Oggi la morte “appare una specie di tabù, un evento da tenere lontano; qualcosa di cui parlare sottovoce, per evitare di turbare la nostra sensibilità e tranquillità”. A denunciarlo è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata alla risurrezione di Cristo come risposta ultima alla nostra domanda sulla morte. “Il mistero della morte ha sempre suscitato nell’essere umano profondi interrogativi”, l’esordio di Leone XIV: “Essa infatti appare come l’evento più naturale e allo stesso tempo più innaturale che esista. È naturale, perché ogni essere vivente, sulla terra, muore. È innaturale, perché il desiderio di vita e di eternità che noi sentiamo per noi stessi e per le persone che amiamo ci fa vedere la morte come una condanna, come un controsenso’”. “Molti popoli antichi hanno sviluppato riti e usanze legate al culto dei morti, per accompagnare e ricordare chi si incamminava verso il mistero supremo”, ha argomentato il Papa. Oggi, invece, “spesso si evita anche di visitare i cimiteri, dove chi ci ha preceduto riposa in attesa della risurrezione”. Che cosa è dunque la morte, si è chiesto il Papa: “È davvero l’ultima parola sulla nostra vita? Solo l’essere umano si pone questa domanda, perché lui solo sa di dover morire. Ma l’esserne consapevole non lo salva dalla morte, anzi, in un certo senso lo ‘appesantisce’ rispetto a tutte le altre creature viventi. Gli animali soffrono, certamente, e si rendono conto che la morte è prossima, ma non sanno che la morte fa parte del loro destino. Non si interrogano sul senso, sul fine, sull’esito della vita”. “Nel constatare questo aspetto, si dovrebbe allora pensare che siamo creature paradossali, infelici, non solo perché moriamo, ma anche perché abbiamo la certezza che questo evento accadrà, sebbene ne ignoriamo il come e il quando”, ha osservato il Pontefice: “Ci scopriamo consapevoli e allo stesso tempo impotenti. Probabilmente da qui provengono le frequenti rimozioni, le fughe esistenziali davanti alla questione della morte”.

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