Diocesi: mons. Oliverio (Lungro), “il nostro cuore è quanto mai sempre proteso alla Terra Santa e a tutti quei luoghi in cui fatica a radicarsi la pace nei cuori dell’uomo”

“In questi mesi il nostro cuore è quanto mai sempre proteso alla Terra Santa e a tutti quei luoghi in cui fatica a radicarsi la pace nei cuori dell’uomo”. Lo ha detto ieri sera l’Eparca di Lungro degli Italo Albanesi dell’Italia Continentale, mons. Donato Oliverio, intervenendo all’incontro online “Semi di pace e di speranza” promosso dalla diocesi di bizantino in occasione della X Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato in collaborazione con il Centro Studi per l’Ecumenismo in Italia e della Biblioteca dell’Eparchia “mons. Giovanni Mele”. Il presule ha ricordato che nella Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo, nella Grande Litania di Pace, con la quale ha inizio ogni Divina Liturgia, si prega “per la pace che viene dall’alto e per la salvezza delle anime nostre”. In questo modo “si vuole sottolineare come la vera pace è quella che viene dall’alto: è Cristo stesso, Colui che ci dona la salvezza, una salvezza che chiede di essere vissuta e testimoniata per essere il sale di questo mondo, un mondo nel quale la violenza, come la stessa Scrittura ci ricorda e i Padri ci insegnano, è, sempre, il rifiuto dell’amore misericordioso di Dio per il creato: per questo non può esistere pace, mettendo da parte Dio, e al tempo stesso non ci può essere nessuna giustificazione religiosa alla guerra”. Per l’Eparca, il tema della pace è apparso, “fin dai primi passi del pontificato di papa Leone, centrale proprio alla luce della situazione presente, nella quale sembrano moltiplicarsi all’infinito le guerre, relegando la costruzione della pace nel campo delle utopia, mentre per i cristiani, come papa Leone XIV ha ricordato tante volte in questi suoi primi mesi di pontificato, la costruzione della pace è un impegno fondamentale e irrinunciabile da realizzare attraverso il dialogo per una riconciliazione che sappia alimentare un cammino per il superamento di ogni forma di violenza”.

In questo cammino i cristiani sono chiamati a “testimoniare la loro vocazione all’unità nella diversità”. Il Tempo del creato – ha sottolineato mons. Oliverio – è stato pensato per essere “un’occasione nella quale più forte deve essere levata la voce dei cristiani per la pace, una voce che deve testimoniare al mondo i passi compiuti nella strada verso la piena e visibile unità, da alimentare ogni giorno con la preghiera”. Dalla Divina Liturgia “l’appello a vivere la pace nella gioia della custodia del dono del creato aiuta a riflettere sul fatto che nessuno di noi può oggigiorno rimanere impassibile di fronte al sistematico e continuo degrado ambientale”, ha concluso l’Eparca: “è necessario sentire forte la missione di quel divino comando da parte di Dio ad essere custodi del Creato, in modo da essere sempre più dei buoni amministratori e scopritori di quei doni che Dio ha consegnato a tutte le generazioni e che ritroviamo nella Creazione che è luogo ecumenico, in quanto il mondo non appartiene a una confessione piuttosto che a un’altra. La Divina Liturgia ci guida nella scoperta che tutti i cristiani sono chiamati ad operare per la custodia del giardino di Dio, di cui l’uomo e la donna sono i fiori più belli e preziosi”.

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