Giovani e fede: Evans (Usa), “la credenza in una vita dopo la morte è diffusa in tutto il mondo”

“La credenza in una vita dopo la morte è diffusa in tutto il mondo, sia da chi crede che da chi non crede”. Lo ha detto Jonathan Evans, senior researcher del Pew Research Center, presentando uno studio che conferma le tendenze emerse dallo studio “Footprints” promosso dalla Pontificia Università della Santa Croce e presentato oggi nella sede dell’ateneo, in occasione del Giubileo dei giovani. Il “focus” della ricerca statunitense è la preghiera, come indicatore di quanto sia importante la religione nella propria vita. In tre anni di lavoro, l’indagine ha ricevuto 50mila risposte da 36 Paesi. “Nella maggior parte del mondo – ha sintetizzato Evans – si prega almeno occasionalmente, e questo vale sia per i credenti che per i non credenti. Esiste, inoltre, una forte correlazione tra il pregare molto e il considerare la religione molto importante nella propria vita”. Scorporando il dato, si scopre tuttavia che “tra chi prega quotidianamente, i giovani pregano meno degli adulti e sempre meno giovani europei dichiarano che la religione è importante per loro”. Non manca, infine, una correlazione tra la religione e lo sviluppo economico: “Nei Paesi che godono di maggiore benessere, come gli Stati Uniti o l’Europa, la religione non è così importante come lo è invece in continenti come l’Asia o l’Africa”, ha osservato l’esperto.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia