Guerre: Rete teologica mediterranea, “ascoltare il grido di tutte le vittime della violenza, essere costruttori di pace”

(Foto AFP/SIR)

“Il nostro cuore, con ‘il cuore della Chiesa, è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele e da Gaza. Non dobbiamo abituarci alla guerra, anzi bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati’”. Riprendendo le parole di Leone XIV all’udienza generale del 18 giugno, i teologi e teologhe della Rete teologica mediterranea condividono una riflessione maturata nel dolore e nella preghiera. “Vogliamo porci in ascolto di questo grido e della Parola di Dio che conduce alla pace. Il Dio creatore di questo mondo, Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe, Padre di Gesù Cristo, è un Dio che, instancabilmente, sostiene la vita e favorisce i costruttori di pace”, sottolineano, nella loro Dichiarazione, i teologi e le teologhe della Rete, dalle cinque sponde del Mediterraneo. La Parola, evidenziano, è generatrice di pace e non di odio o di violenza e, come ricorda il Documento di Abu Dhabi, le religioni non incitano alla guerra se non quando sono usate strumentalmente dalla politica. Come teologi e teologhe del Mediterraneo, “ci impegniamo a preservare e promuovere narrazioni bibliche e teologiche che rigenerino, giustizia, dialogo e dignità per tutti i popoli di questa terra”.
“Chiediamo alle comunità delle diverse tradizioni religiose, in particolare quelle radicate nel Mediterraneo, di trovare parole nuove e incisive per promuovere la conoscenza e la diffusione delle parole e dei simboli sacri ordinati alla pace e di condannare tutte le forme di manipolazioni di testi sacri volte a fomentare l’odio”, prosegue la Dichiarazione. “Siamo consapevoli di essere sull’orlo di un conflitto dalle proporzioni catastrofiche. Non possiamo pregare e non possiamo vivere senza ascoltare il grido e il terrore dei popoli minacciati, sofferenti e martoriati nel Mediterraneo ma non solo, il grido di tutte le vittime della violenza presente e passata”, affermano i teologi e le teologhe dalle 5 sponde del Mediterraneo.
“Invitiamo ogni comunità, ogni credente, ogni uomo e ogni donna di buona volontà ad ascoltare questo grido e a interrogare Dio con le parole che ci restano – l’appello della Rete teologica mediterranea -. Come all’inizio della creazione, lo Spirito aleggiava sulle acque del caos (Gen 1,2), oggi invochiamo lo Spirito perché soffi di nuovo sulle macerie dell’odio e della guerra, generando vita là dove ora regna la morte, amore dove ora regna l’odio. Crediamo che la risurrezione di Cristo sia già la rivelazione dei cieli nuovi e della terra nuova di cui parla l’Apocalisse: un mondo trasfigurato, riconciliato, abitato dalla giustizia (Ap 21,1). E ci aggrappiamo con viva speranza alla sua promessa: ‘Ecco, io faccio nuove tutte le cose’ (Ap 21,5)”. “Invochiamo ancora una volta la Parola che è atto e compimento; confessiamo il Cristo, Logos fatto carne, Parola eterna e vivente; riconosciamo la Parola di verità e di misericordia che chiama i credenti a essere costruttori di giustizia e di pace – prosegue la Rete -. Vi invitiamo ad unirvi a noi, per pregare e parlare con Dio, ma anche per ricominciare a parlare tra di noi, tra esseri umani: perché il mondo non potrà essere più lo stesso dopo questi conflitti che affliggono tutta l’umanità. La nostra teologia, cioè il nostro modo di dire Dio, ci chiama oggi a una parola rinnovata dalla pace che viene da Dio”.
La Dichiarazione della Rete teologica mediterranea per la pace viene resa pubblica in una data particolarmente significativa. Sei anni fa il 21 giugno 2019 sulla collina di Posillipo ci fu la lezione di Papa Francesco nell’ambito del convegno organizzato dalla Sezione San Luigi della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale: “La teologia dopo Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneo”, un punto di svolta per una teologia che non rimane neutrale dinanzi ai drammi della storia e accoglie la domanda di pace e di giustizia che sale dai popoli.

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