Giubileo della comunicazione: Morgante (Tv2000), “comunicare speranza è difficile ma noi giornalisti abbiamo il dovere di farlo”

“La speranza purtroppo sta diventando uno slogan ma è una virtù, un investimento, un atto di fede. È difficile comunicare speranza in un mondo segnato da crisi globali, aggressività diffusa, violenza, guerra. Noi giornalisti e comunicatori dovremmo però avere il dovere e anche il gusto di farlo”. Lo ha affermato questa mattina Vincenzo Morgante, direttore di Tv2000 e inBlu2000, intervenendo alla seconda giornata del convegno “2025: A.I. confini della comunicazione” organizzato a Roma dall’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei in occasione della festa di san Francesco di Sales e del Giubileo del mondo della comunicazione.
Per “comunicare speranza”, ha spiegato, serve “sforzarci di parlare al cuore e alla mente delle persone, non alla pancia come frequentemente succede”. E poi bisogna operare una “selezione nella scelta delle notizie” attingendo alla dote dell’“equilibrio per saperle dosare”. Dal direttore l’invito ad “affiancare a quelle che da tutti vengono ritenute notizie” quelle che “valutiamo di interesse”: sono – ha spiegato – quelle “storie di resilienza e coraggio che possono incrementare il percorso di speranza”; perché “ci sono esperienze, realtà, gruppi e persone che la parola speranza la declinano in maniera virtuosa ogni giorno”. Per questo bisogna affinare la “capacità di individuare storie che inducono ad un impegno di speranza”. Un secondo aspetto con cui “comunicare speranza” è dare un “valore fortissimo delle parole che usiamo” ricorrendo a “mitezza e sobrietà” in un momento in cui prevalgono “parole di aggressione, vilipendio, volgarità”.
Da Morgante l’invito ai presenti a “riscoprire la dignità di essere comunicatori, una funzione civile fortissima che forse anche noi abbiamo dimenticato”. Per “resistere alla tentazione del tutto e subito”, ha aggiunto, serve “investire su profondità e chiarezza”: a tal fine bisogna “avere la capacità di selezionare i contenuti, non produrne di più ma produrli meglio”. “La linea della qualità – ha concluso – dobbiamo continuare a perseguirla, anche se comporta sacrifici da tutti i punti di vista. Ma è l’unica che può garantirci la sopravvivenza in un panorama sempre più confuso”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Diocesi