“L’incontro col migrante è incontro con Cristo”. Lo si legge in un messaggio inviato da Papa Francesco, tramite la Santa Sede, al Festival della Migrazione in corso in questi giorni in Emilia Romagna e Veneto. “Sua Santità esorta a perseverare nelle finalità di codesto sodalizio ispirandovi ai significativi valori dell’integrazione, dell’inclusione e dell’aiuto ai più deboli e rammenta che ‘l’incontro con il migrante, come con ogni fratello e sorella che è nel bisogno, è anche incontro con Cristo […] ed è un’occasione carica di salvezza, perché nella sorella o nel fratello bisognoso del nostro aiuto è presente Gesù. In questo senso, i poveri ci salvano, perché ci permettono di incontrare il volto del Signore’ (Messaggio per la 110ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2024)”, si legge nel testo letto durante l’apertura ufficiale a Modena.
Per mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le migrazioni, “spesso si dimenticano le situazioni drammatiche di chi hanno perso tutto. In Africa c’è una problematica di conflitti diffusi, a cui si intrecciano cambiamenti climatici che rendono il viaggio l’unica soluzione. Il piano Mattei-Meloni ha aspetti critici, ad esempio manca completamente una programmazione e il coinvolgimento delle comunità africane in Italia, così come manca la valorizzazione delle rimesse. La vera cooperazione sono le rimesse. Sono i micro progetti sul territorio che vanno valorizzati, non macro progetti che rischiano di non sortire effetti. La mancanza di programmazione della politica è il vero tema, abbiamo bisogno di un bagno di realtà, di verità. E abbiamo bisogno di una legge sulla cittadinanza che sia meno sicuritaria rispetto alla Bossi-Fini”.
Il portavoce del Festival della Migrazione, Edoardo Patriarca, ha tratteggiato le direttrici principali del festival che si concluderà sabato 30 novembre: “La legge sulla cittadinanza va cambiata”, ha sottolineato: è una legge del 1992, “un’altra epoca. Occorre una legge che permetta un accesso legale, certamente sicuro, controllato, ma legale. Sono gli stessi imprenditori a chiederlo. In questi giorni parleremo di Europa, di piano Mattei, di saper fare passi insieme tra il nostro continente e l’Africa. Va riconosciuto il diritto alla mobilità, non solo di merce e capitali ma anche delle persone”. “L’immigrazione e la mobilità umana – ha detto Maurizio Ambrosini – vista come problematica, ma solo per quelli del sud del mondo, non quelli del nord o quelli del sud ricchi: la ricchezza sbianca. Il problema è connesso al senso di povertà e quindi scatta il pregiudizio e la retorica della continua emergenza inasprisce il clima”. Il sociologo ha citato alcuni numeri: chi sbarca in Italia è africano solo per il 22,4%; “ciò che conta non sono gli sbarchi, ma le richieste di asilo”. Che in Europa nel 2023 sono state in Germania 351mila, Francia 166mila, Spagna 162mila, Italia 135mila. L’idea che tutta l’Africa voglia venire da noi “è infondata”, ha detto aggiungendo che “serve una governance mondiale o almeno europea. Bisognerebbe distinguere tra tipi e status migranti, ma prevedere anche passerelle tra i percorsi (volete badanti, oss, infermieri?) se ci facessimo domande più precise ci daremmo risposte migliori”.