Aree interne. Vescovi metropolia Benevento: “Respingere ogni scelta che penalizzi ulteriormente le nostre realtà”

Denunciano mons. Accrocca, mons. Aiello, mons. Cascio, mons. Mazzafaro, mons. Melillo, dom Guariglia: "I possibili benefici derivanti dal Pnrr sembrano essere stati già vanificati dalla scarsa attitudine alla programmazione strategica". Inoltre, "il diverso trattamento nell’erogazione dei fondi e la prospettiva di un’autonomia differenziata incombono sinistramente su ogni possibile azione di riscatto, nonostante le nostre comunità resilienti siano pronte a proporre la loro sfida, fatta di missioni originali e finalmente convergenti"

(Foto: Cei)

“Figlio dell’uomo, ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia” (Ez 3,17). “Sentiamo rivolte anche a noi le parole dette al profeta, all’inizio della sua missione al popolo. Anche a noi, posti a vegliare (episkopoi) sulle nostre Chiese, il Signore chiede di dire a tutti, ai giovani in primo luogo, una parola d’incoraggiamento e di speranza”. Lo scrivono mons. Felice Accrocca, arcivescovo metropolita di Benevento, mons. Arturo Aiello, vescovo di Avellino, mons. Pasquale Cascio, arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia, mons. Giuseppe Mazzafaro, vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata dei Goti, mons. Sergio Melillo, vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, dom Riccardo Guariglia, abate di Montevergine, in una lettera intitolata “La sfida possibile”, resa nota lunedì 22 aprile.

“Esattamente cinque anni fa decidemmo, come vescovi e pastori di comunità sempre più fragili ed emarginate facenti capo alla metropolia beneventana, di rialzare le nostre voci a sostegno dei territori che le politiche dei governi, le sempre avverse contingenze economiche, la scarsa capacità di autodeterminazione, hanno finito per rendere veri e propri ‘scarti’, nonostante il loro valore e le loro potenzialità – ricordano i presuli -. La nostra lettera – Mezzanotte del Mezzogiorno? – e le iniziative che ne sono susseguite, sembravano aver riportato la questione delle aree interne nell’agenda nazionale e nel dibattito sui sistemi economici e culturali del Paese, ma l’attualità ci consegna ancora vicende troppo disuguali e distanti dalla narrazione generale”. I pastori citano “l’episodio dell’ennesima maxi frana, che ha coinvolto settimane or sono la zona su cui insiste il tracciato della nuova ferrovia ad alta velocità/capacità Napoli-Bari, e che si riflette sui centri del Sannio, dell’Irpinia e della Capitanata, luoghi emblematici del Mezzogiorno d’Italia”: secondo i presuli, infatti, “è un plastico esempio di come il dramma dello spopolamento e dell’abbandono di certi territori incida sul dissesto idrogeologico, segnando ancora più marcatamente la spaccatura tra Nord e Sud”.

In tutto questo, denunciano mons. Accrocca, mons. Aiello, mons. Cascio, mons. Mazzafaro, mons. Melillo, dom Guariglia, “i possibili benefici derivanti dal Pnrr sembrano essere stati già vanificati dalla scarsa attitudine alla programmazione strategica”. Inoltre, la preoccupazione manifestata dai pastori,

“il diverso trattamento nell’erogazione dei fondi e la prospettiva di un’autonomia differenziata incombono sinistramente su ogni possibile azione di riscatto,

nonostante le nostre comunità resilienti siano pronte a proporre la loro sfida, fatta di missioni originali e finalmente convergenti”. I presuli ricordano, quindi, che “Papa Francesco, lo scorso 20 gennaio, è intervenuto a sottolineare che ‘proprio le aree marginali sono quelle che possono convertirsi in laboratori di innovazione sociale, a partire da una prospettiva – quella dei margini – che consente di vedere i dinamismi della società in modo diverso, scoprendo opportunità dove altri vedono solo vincoli, o risorse in ciò che altri considerano scarti. Le pratiche sociali innovative, che riscoprono forme di mutualità e reciprocità e che riconfigurano il rapporto con l’ambiente nella chiave della cura chiedono di essere riconosciute e sostenute, per alimentare un paradigma alternativo a vantaggio di tutti'”.

Dai vescovi della metropolia beneventana anche una serie di richieste: “Oggi, insieme a quanti si stanno adoperando perché le strade dello sviluppo passino anche per le aree interne, chiediamo che il precario, ma costante cammino intrapreso a favore delle zone più emarginate del Paese non venga interrotto dalla sfiducia e dalla rassegnazione; che gli amministratori locali si tengano a distanza di sicurezza dalla tentazione di ‘salvarsi da soli’ e pongano in essere politiche coraggiose di unità; che le Istituzioni intensifichino il proprio impegno nell’esercizio della carità politica ed educativa”.

I pastori affidano “ai giovani la speranza d’imprimere svolte eroiche nei territori così come di favorire partenze produttive per tutti, scelte – l’una o l’altra – all’insegna di un nuovo dinamismo partecipato e consapevole” e “agli Enti locali l’appello a sostenere la creatività e il protagonismo giovanile, a incentivare un dialogo più coerente tra le generazioni”.

“Attendiamo intanto la conclusione di opere come l’alta velocità/capacità ferroviaria e le nuove infrastrutture digitali, per i significativi vantaggi in chiave di mobilità e di lavoro a distanza che esse promettono”, proseguono mons. Accrocca, mons. Aiello, mons. Cascio, mons. Mazzafaro, mons. Melillo, dom Guariglia, evidenziando che sono proprio questi, del resto, i due temi al centro del Forum delle aree interne del 6 e del 7 maggio prossimi al Centro “La Pace” di Benevento, intitolato quest’anno “Alta velocità: partire, tornare… forse restare”: per i vescovi “un’importante occasione di confronto con i massimi esponenti nazionali dei rispettivi programmi infrastrutturali (collegamento ferroviario veloce Campania/Puglia e fibra ottica) al servizio dei centri più emarginati”.

Mons. Accrocca, mons. Aiello, mons. Cascio, mons. Mazzafaro, mons. Melillo, dom Guariglia concludono:

“L’impegno delle nostre comunità è respingere ogni scelta che penalizzi ulteriormente le nostre realtà;

contribuire alla costruzione di piani concreti di sviluppo; garantire la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici; favorire una pianificazione che freni lo spopolamento e incentivi progetti seri e strutturali per il lavoro”.

Altri articoli in Territori

Territori