La storia di don Sergio, il nonno prete con otto nipoti

Venerdì 2 ottobre si celebra la festa dei nonni. Sul numero di Toscana Oggi di questa settimana, la storia di un nonno particolare: don Sergio, il nonno sacerdote con un nugolo di nipoti. Sergio Stocchi, classe 1940, è stato ordinato sacerdote della diocesi di Fiesole nel 2006, all’età di 66 anni, svolge attualmente il suo ministero a Montevarchi, nella parrocchia di Santa Maria al Giglio. La prima volta è diventato nonno a 59 anni. Poi, con il tempo, la famiglia si è allargata sempre più. A oggi sono in tutto otto nipoti. E c’è chi lo chiama "padre" in virtù del suo abito talare, ma anche chi continua a chiamarlo "babbo" o "nonno" in virtù di una famiglia costruita prima della vocazione sacerdotale

(Foto Toscana Oggi)

Sergio Stocchi, classe 1940, è stato ordinato sacerdote della diocesi di Fiesole nel 2006, all’età di 66 anni, svolge attualmente il suo ministero a Montevarchi, nella parrocchia di Santa Maria al Giglio. La prima volta è diventato nonno a 59 anni. Poi, con il tempo, la famiglia si è allargata sempre più. A oggi sono in tutto otto nipoti: dal più piccolo, Samuele, di dodici anni fino alla più grande, Giulia, di ventuno passando per Gianmarco, Francesco, Margherita, Marta, Elena e Noemi. E c’è chi lo chiama “padre” in virtù del suo abito talare, ma anche chi continua a chiamarlo “babbo” o “nonno” in virtù di una famiglia costruita prima della vocazione sacerdotale.Una vita, quella di Sergio Stocchi, scandita da vari passaggi: marito, padre, nonno, prete. Salito all’altare nel 1968 come sposo dell’amata Rosy, dopo un matrimonio lungo 34 anni e la nascita di tre figlie (Maria Pia, Angela e Giovanna) sono sopraggiunte la malattia e la morte della moglie nel 2002 e la chiamata a un nuovo impegno matrimoniale, quello con la Chiesa, che lo ha portato a diventare don Sergio. Per anni insegnante di chimica negli Istituti superiori del Valdarno, il suo percorso di fede viene da lontano: gli studi classici in seminario, il matrimonio, poi l’attività in parrocchia. Aveva intrapreso il percorso per diventare diacono, interrotto per assistere la moglie malata. Rimasto vedovo, in aggiunta al diaconato è emersa anche la vocazione sacerdotale. “Dopo la morte della mamma, mio babbo ha sentito che con il sacerdozio la sua vita continuava ad avere significato, anche se in forma diversa – racconta Angela, una delle figlie -. E dopo qualche incertezza iniziale, noi figlie  siamo state contente della sua decisione di dedicare il resto della vita a Dio e agli altri”.E, in parallelo al suo nuovo ruolo di padre nella comunità parrocchiale, don Sergio in questi anni ha continuato ad essere babbo per le figlie e nonno per i nipoti: “È stato sempre un nonno affettuoso, generoso anche se vincolato dai suoi impegni sacerdotali” osserva la figlia: “Ci tiene tanto a fare dei regali ai nipoti. È contento di vederli crescere, si informa della loro vita”.
Ma come vedono i nipoti questo nonno particolare, che celebra la Messa e amministra i sacramenti? “Quando è diventato sacerdote due nipoti erano molto piccoli e gli altri ancora non c’erano. Tutti loro l’hanno praticamente conosciuto come sacerdote e non gli è mai sembrato tanto strano”, osserva. “Certo – aggiunge Angela – bisogna ammettere che si tratta di un nonno un po’ particolare, sempre al centro dell’attenzione per questo suo compito speciale”. Ma dopo tanti anni si sono abituati al ruolo di nonno Sergio, angelo custode con la tonaca.

(Originariamente pubblicato su Toscana Oggi)

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