Mattarella, il passo avanti verso le autonomie regionali

In occasione dell’incontro con i governatori, il presidente Mattarella ha sì riconosciuto il ruolo di protagonista delle Regioni e la legittimità della richiesta di autonomia, ma ha collocato il tutto all’interno di una visione ampia e unitaria del Paese, in cui tutti i soggetti – ovviamente anche le Regioni – sono chiamati a sostenersi vicendevolmente, secondo principi di cooperazione, lealtà, solidarietà e sussidiarietà

(Foto: Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Un intervento di alto profilo, nient’affatto di circostanza, quello del presidente della Repubblica in occasione dell’incontro con i presidenti di Regione, tenutosi al Quirinale lo scorso 4 agosto, nel cinquantesimo anniversario della costituzione delle Regioni a statuto ordinario. Mattarella ha preso la parola dopo che gli sono stati consegnati da Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province a statuto autonomo, due importanti documenti, approvati dalla medesima Conferenza: uno di carattere teorico, che colloca le Regioni nel quadro del sistema istituzionale e promuove “un rinnovato patto tra le Regioni”, ed uno di carattere programmatico, una vera e propria “agenda per il 2020-2021”, che evidenzia concretamente il ruolo delle Regioni in vista del rilancio del Paese, dopo l’emergenza Covid-19.
Nel suo breve intervento, Bonaccini ha ribadito che, dopo la pandemia, Stato e Regioni devono ripartire e devono farlo insieme: nella stessa prospettiva di “concertazione istituzionale e di coesione nazionale” con cui Stato e Regioni hanno affrontato la fase più dura dell’emergenza sanitaria. Da qui la richiesta al Governo che le Regioni abbiano un ruolo diretto nella redazione del piano per il Recovery fund (il fondo di recupero, ndr): “Mai come adesso – ha ribadito Bonaccini – i territori devono essere protagonisti”.
Dal canto suo, Mattarella ha ripercorso le tappe più significative che hanno condotto nel 1970 all’istituzione delle Regioni “a statuto normale”, la cui definizione per motivi di ordine storico e politico è avvenuta solo dopo di quella delle Regioni “a statuto speciale”. Ha richiamato la riforma costituzionale del 2001 che, dopo una consultazione referendaria, ha modificato alcuni articoli del titolo V della Costituzione, relativi all’assetto delle Regioni e al loro rapporto con lo Stato.
Il presidente ha poi messo in luce l’importante ruolo delle Regioni: in questi cinquant’anni si sono rivelate “protagoniste attive, con lo Stato, per lo sviluppo delle condizioni di vita delle popolazioni italiane”, “si sono affermate come componente fondamentale dell’architettura istituzionale delle Repubblica”, con un prezioso accrescimento della partecipazione e della vita democratica del Paese, e “si sono rivelate un forte elemento di coesione del popolo italiano”.
In quest’ottica, ha espresso parole di incoraggiamento e di apprezzamento nei confronti del cammino intrapreso da alcune Regioni (segnatamente Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto) per il riconoscimento di “autonomie differenziate”, previsto dall’art. 116 della Costituzione: un cammino che – secondo Mattarella – deve avere come scopo non la competizione tra Regioni o l’emarginazione di alcune, ma il raggiungimento di “più adeguati livelli di efficienza”.
Il presidente ha quindi ribadito i principi che devono regolare i rapporti tra Regioni e Stato e tra le Regioni stesse. Se tra questi enti è legittima una “concorrenza paritaria alla costruzione delle politiche pubbliche”, tale concorrenza – ha sottolineato Mattarella – deve essere esercitata in maniera “responsabile”: nel nome di questa “protagonista responsabilità”, le Regioni non possono venir meno agli “inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale” nei confronti di tutti gli italiani. Un altro principio fondamentale di regolazioni dei rapporti tra Stato e Regioni deve essere, ancora a detta del presidente, quello della “leale collaborazione”, volta a superare forme di contrapposizione e a promuovere, invece, logiche di complementarità, verso una “positiva attitudine collaborativa”.
Se Mattarella ha fatto riferimento al documento approvato dalla Conferenza delle Regioni, è tuttavia la Carta costituzionale che costituisce la trama del suo discorso, quasi a dare un’indicazione di metodo per dirimere qualsiasi dibattito attorno al rapporto Stato-Regioni. Inoltre il presidente ha sì riconosciuto il ruolo di protagonista delle Regioni e la legittimità della richiesta di autonomia, ma ha collocato il tutto all’interno di una visione ampia e unitaria del Paese, in cui tutti i soggetti – ovviamente anche le Regioni – sono chiamati a sostenersi vicendevolmente, secondo principi di cooperazione, lealtà, solidarietà e sussidiarietà. Probabilmente le parole misurate di Mattarella andranno strette a qualcuno, soprattutto a chi invoca forme di autonomia che fanno l’occhiolino all’indipendentismo. Dal garante dell’unità del Paese, tuttavia, non ci si poteva aspettare parole diverse: parole, tra l’altro, di cui abbiamo particolare bisogno proprio ora, che – dopo il Covid – siamo chiamati a costruire insieme il futuro dell’Italia.

(*) direttore “L’Azione” (Vittorio Veneto)

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