Settimana Santa. Roma: le ragazze e i ragazzi del don Guanella protagonisti della rappresentazione della Passione

Come ogni anno, le ragazze e i ragazzi del don Guanella, che vivono nella casa di via Aurelia a Roma, sono stati i protagonisti della rappresentazione della Passione. Insieme a loro, anche giovani, volontari e amici che nei giorni precedenti hanno partecipato ad un ritiro spirituale in preparazione a questo evento

Come ogni anno, le ragazze e i ragazzi del don Guanella che vivono nella casa di via Aurelia a Roma, sono stati i protagonisti della rappresentazione della Passione. Insieme a loro, anche giovani, volontari e amici che nei giorni precedenti hanno partecipato ad un ritiro spirituale in preparazione a questo evento.
La rappresentazione, introdotta da don Fabio Lorenzetti e dalla preghiera recitata da mons. Ignazio Sanna, arcivescovo emerito di Oristano, ha portato le tante persone presenti ad attraversare i viali e gli spazi verdi della casa da una stazione all’altra, tra scenografie suggestive e balli, dall’ultima cena al calvario.

Partecipare alla rappresentazione della Passione per riflettere sul significato del dolore e della sofferenza. Don Fabio ha iniziato questo cammino con alcune domande e una considerazione che il più delle volte ci sfugge: “Che c’entra Dio con il dolore e la sofferenza? È un Dio cattivo? O buono ma distratto che permette certe cose? Oppure questi pensieri sono i nostri? Pensieri che non ci lasciano liberi ma che ci imprigionano nella nostra idea di Dio, dell’uomo, dell’umanità che purtroppo in questi giorni di violenza e di guerre sta mostrando il suo volto peggiore. Poi ci sono le malattie, il dolore innocente. Cosa fa Dio, guarda?”. Una serata, insomma, per scorgere in qualche modo il volto di Dio Padre, per cogliere il significato di questa rappresentazione, per passare da spettatori a protagonisti, scegliendo – come ha aggiunto don Fabio – “quale parte vogliamo rappresentare della Passione di Cristo, chi vogliamo essere, da che parte vogliamo stare”.

“La Passione di Gesù è la nostra pelle umana – ci ha detto alla fine don Fabio – oggi forse facciamo fatica a pensare e a dire certe cose, a parlare del dolore, a parlare della morte, del dolore innocente. Nella Passione di Cristo c’è spazio per tutto questo. Siamo una povera umanità che può riscattarsi dentro la croce di Gesù. Quindi ha senso più che mai parlare di queste cose e viverle”. “In questa casa – ha aggiunto – viviamo anche una dimensione particolare dell’umanità e cerchiamo anche di viverla con slancio, con un sorriso, con gioia. Dentro ogni croce c’è sempre lo spazio di resurrezione, quello spazio che passa anche attraverso il sorriso dei protagonisti di questa passione al don Guanella e magari può raggiungere e smuovere le corde di tanta umanità forse un po’ impigrita che ha timore di guardare la Croce ma soprattutto di credere nel Cristo risorto”.
E come sempre, tutto si è concluso sulla collina del calvario dove ognuno ha potuto piantare la sua croce perché Cristo non esclude nessuno dalla salvezza, non esclude nessuno dal cammino verso la sua Croce e ci invita tutti a seguirlo.

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