“La trasformazione in atto ci farà perdere delle cose ma anche guadagnare”. Così don Andrea Ciucci, coordinatore della Pontificia Accademia per la vita, sacerdote della diocesi di Milano, intervistato dal Sir a proposito dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella società, a margine dell’incontro nazionale dei direttori degli Uffici catechistici diocesani, in programma fino a domani a Roma.
“Se – ha spiegato – questa partita la giochiamo tenendo a paragone solo il recente passato, non andiamo più da nessuna parte”. La Chiesa in questo ambito ha grandi chance secondo don Andrea: “Come cristiani siamo fatti per il digitale. Abbiamo avuto delle intuizioni pratiche che nel digitale sono fondamentali, come ad esempio il fatto che internet è una rete o che sia nostra la parola community o testimonial”. Ciucci in particolare ha evidenziato l’importanza di sviluppare uno spirito critico per navigare nella miriade di informazioni generate dall’intelligenza artificiale, suggerendo che la Chiesa possieda gli elementi intrinseci, come la liturgia e l’oratorio, che si allineano ai metodi di apprendimento dei nativi digitali basati sui simboli. “La liturgia – ha spiegato – è un’attività di gruppo, un’attività che predilige il simbolo alla parola, un’attività coinvolgente e che dura poco”. Piuttosto che invocare moratorie contro l’Ia, “è necessario – ha commentato parlando con il Sir – invocare uno sforzo congiunto di scienziati e politici per indirizzare l’Ia nella giusta direzione”. “La questione è seria – ha evidenziato –, è molto seria, e la velocità con cui questa cosa si sta muovendo è incredibilmente potente”.