Ecuador: un manifestante morto e dodici militari feriti durante le proposte indigene. Dalle organizzazioni ecclesiali solidarietà alle comunità che lottano contro nuove miniere

Un manifestante morto, 12 militari feriti, 17 arrestati, denunce da parte degli indigeni di “repressione” da parte delle forze dell’ordine, nonché accuse da parte del governo di “imboscate” a un convoglio, sono stati registrati ieri in Ecuador, a una settimana dall’inizio delle proteste, attraverso uno sciopero a oltranza indetto dalla Confederazione delle nazionalità indigene (Conaie. La provincia andina di Imbabura, nel nord del Paese, rimane l’epicentro delle proteste, riferisce l’agenzia Efe. Il fattore scatenante dello sciopero, che finora hanno interessato circa cinque delle 24 province del Paese, è stata l’eliminazione del sussidio sul gasolio decretata due settimane fa, per cui il prezzo di questo combustibile è passato da 1,80 a 2,80 dollari al gallone (3,78 litri). Un’ulteriore causa è il no all’approvazione di alcuni importanti progetti minerari nel Paese. A questo proposito, diverse organizzazioni ecclesiali hanno pubblicato una Lettera di solidarietà indirizzata alle comunità che difendono la vita e i territori dalle attività estrattive in Ecuador, nella quale esprimono la loro preoccupazione per la crescita dell’attività mineraria, lo sfruttamento petrolifero, il disboscamento indiscriminato e l’espansione delle monocolture. Queste attività, sottolineano, si aggiungono all’inquinamento dei mari e dei fiumi, alla distruzione dell’Amazzonia e delle foreste, nonché alla realizzazione di megaprogetti stradali che mettono a rischio le aree protette e i territori comunitari. “Il nostro amato Ecuador continua ad essere colpito dalla voracità dell’estrazione mineraria, petrolifera, del legname e delle monocolture”, si legge nel documento. Denunciano inoltre che questi progetti vengono spesso imposti “senza previa consultazione e con violenza”, accompagnati dalla repressione e dalla persecuzione di coloro che difendono la vita, la cultura e la natura. La dichiarazione è stata sostenuta da diverse organizzazioni ecclesiali e della società civile, tra cui la Conferenza ecclesiale amazzonica (Ceama), Caritas Ecuador, Rete ecclesiale panamazzonica (Repam Ecuador), rete Iglesias y Minería, la Conferenza ecuadoriana delle religiose e dei religiosi.

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