La tredicesima edizione del Premio Václav Havel per i diritti umani, che premia l’azione della società civile in difesa dei diritti umani, è stata assegnata al giornalista e difensore dei diritti umani ucraino Maksym Butkevych. Il premio è stato consegnato durante una cerimonia speciale in occasione dell’apertura della sessione plenaria autunnale dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa a Strasburgo. “Butkevych è co-fondatore del Centro per i diritti umani Zmina e di Hromadske Radio. Nonostante il suo pacifismo di sempre, si è arruolato volontario nelle Forze armate ucraine all’inizio dell’invasione russa del 2022, diventando comandante di plotone”, è stato spiegato a Strasburgo. “Catturato e condannato a 13 anni di carcere dalle forze russe, ha sopportato oltre due anni di dura prigionia prima di essere rilasciato con uno scambio di prigionieri nell’ottobre 2024. Rimane un potente simbolo di coraggio e resilienza in difesa della giustizia e della libertà”.
Gli altri due finalisti del Premio 2025 sono la giornalista georgiana Mzia Amaghlobeli e il giornalista azero Ulvi Hasanli. Poiché entrambi sono attualmente detenuti nei loro Paesi d’origine, i loro rappresentanti – l’avvocato di Amaghlobeli e la moglie di Hasanli – hanno ricevuto i diplomi a loro nome durante la cerimonia di premiazione odierna.
Aprendo la cerimonia, il presidente dell’Assemblea parlamentare, Theodoros Rousopoulos, ha affermato che non è un caso che tutti e tre i candidati finalisti di quest’anno fossero giornalisti. “Senza il diritto alla libertà di espressione e a media liberi, indipendenti e pluralistici, non c’è vera democrazia”, ha sottolineato. Esortando l’immediato rilascio di Amaghlobeli e Hasanli, ha affermato: “La vostra voce può essere messa a tacere, ma la vostra testimonianza è stata ascoltata forte e chiara”. Il presidente – egli stesso un ex giornalista – ha inoltre ringraziato tutti e tre i candidati per il loro coraggio nell’opporsi all’autoritarismo.
Accettando il premio, Butkevych ha affermato che si tratta di “un grande onore, che significa molto per me e per tutti noi” e che sarebbe stato “solo un sogno” mentre era prigioniero in Russia un anno fa. Ha dedicato il riconoscimento “ai prigionieri di guerra ucraini e ai civili detenuti illegalmente dalla Russia, nonché a tutti i colleghi giornalisti privati della libertà in regimi autoritari”. Ha esortato il mondo a non dimenticarli.