Migliaia di manifestanti anti-aborto hanno partecipato alla “Marcia per la vita” a Berlino e Colonia questo fine settimana. L’evento è stato organizzato dall’Associazione federale per il diritto alla vita (Bvl), che riunisce 15 organizzazioni. Obiettivo dell’evento era quello di sostenere pubblicamente la tutela della vita umana “dal concepimento alla morte naturale”. Secondo i dati ufficiali, circa 2.200 persone hanno partecipato alla manifestazione a Berlino e circa 1.200 a Colonia. Gli organizzatori hanno riferito di un totale di circa 7.000 partecipanti: circa 4.000 a Berlino e 3.000 a Colonia. La presidente dell’associazione federale, Alexandra Linder, ha descritto le manifestazioni come “pacifiche, oggettive e umane”. Non si sono pronunciate solo contro l’aborto e il suicidio assistito, ma anche a favore di misure politiche volte a rafforzare le alternative. L’associazione chiede, tra le altre cose, il divieto assoluto di pubblicizzare gli aborti, l’introduzione di statistiche complete sull’aborto, un controllo di qualità più rigoroso dei centri di consulenza per la gravidanza e la libertà di coscienza illimitata per il personale medico. Anche quest’anno, la marcia ha ricevuto un significativo sostegno dalla Chiesa. Il vescovo di Ratisbona, mons. Rudolf Voderholzer, che partecipa regolarmente all’evento, è intervenuto a Berlino. Ha descritto il diritto alla vita come un “valore fondamentale della nostra società”, indispensabile, soprattutto alla luce delle esperienze dei sistemi totalitari del XX secolo. L’obiettivo, ha affermato il vescovo, è “alzare la voce per coloro che ancora non hanno voce, e per coloro la cui voce sta lentamente affievolendosi”. La marcia è stata intesa anche come un appello a una società libera e democratica “affinché non abbandoni i suoi fondamenti etici”.