Consiglio permanente: card. Zuppi, “la pace non è un’utopia per ingenui, ma la vocazione dell’Italia e dell’Europa”

“Dobbiamo, come Chiesa italiana e come Chiese europee, portare il nostro sostegno al Continente, per un suo consolidamento come realtà di democrazia, pace e libertà, per la difesa della persona umana in un mondo che appare tanto in movimento”. E’ l’appello del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nell’introduzione al Consiglio permanente dei vescovi italiani, in corso a Gorizia fino al 24 settembre.  “Abbiamo bisogno, oggi più che mai, di esempi concreti come quello di Gorizia per dimostrare che la pace non è un’utopia per ingenui, ma è la vocazione dell’Italia, dell’Europa e di ogni società umana degna di questo nome”, la tesi del cardinale: “E non bisogna riprendere il sogno di Giovanni Paolo II perché respiri pienamente a due polmoni, fino agli Urali? E non dobbiamo dare anima all’Europa e difenderne i valori fondativi con una nuova Camaldoli?”. “È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte?”, si è chiesto Zuppi: “Il Giubileo ricordi che quanti si fanno operatori di pace saranno chiamati figli di Dio. L’esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti. Non venga a mancare l’impegno della diplomazia per costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura”. “Certo, la realtà del mondo così imprevedibile, i conflitti, lo scuotimento di riferimenti storici generano un diffuso disorientamento”, ha ammesso il porporato: “C’è una diffusa paura del futuro, anche perché molta gente vive sola e il nostro è spesso un popolo di soli, con lo sfaldamento della famiglia e del tessuto comunitario. La paura del futuro rinchiude nel presente e nella sua difesa. Anche il problema del calo demografico è espressione di questa paura, di concentrazione sul proprio io, di mancanza di speranza nel domani”.

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