“È un momento importante per questo convento e la comunità, che oggi ufficialmente comincia il suo percorso in questo territorio”. Lo ha affermato ieri pomeriggio, nella solennità dell’Ascensione, il vescovo di Casale Monferrato, mons. Gianni Sacchi, presiedendo ad Albarengo di Montiglio la celebrazione eucaristica che ha segnato in diocesi l’inizio della presenza della nuova comunità delle “Sorelle di Maria Stella Matutina”. Il monastero Mater Unitatis, che ha ospitato fino a poco più di un mese fa le carmelitane di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, infatti “non si è chiuso, ma continua a funzionare attraverso questa nuova comunità”, ha spiegato il presule, accogliendo una decina di suore della famiglia religiosa nata nel 2014 in Spagna e ora presente in vari Paesi del mondo. Buona parte delle religiose giunte in Monferrato sono giovani: “L’età media si è abbassata – ha commentato il vescovo –, visibilmente segno della Chiesa giovane, che non si esaurisce mai”.
Nel presentarsi, le religiose hanno affermato che “il fine della nostra vita contemplativa è vivere del mistero della Vergine Maria, quando nella fede e nella speranza è unita al mistero del Sacerdozio di Cristo. Per rispondere all’appello del Santo Padre per una Nuova Evangelizzazione, vogliamo essere testimoni della gioia del Vangelo. Facciamo accoglienza monastica nelle nostre foresterie, e questo ci permette di condividere l’essenziale della nostra vita: la preghiera, la lettura della parola di Dio, la ricerca della saggezza e la carità fraterna. Partecipiamo anche ad alcuni eventi della Chiesa, per esempio adorazioni eucaristiche in occasione di feste, congressi o incontri”. “La nostra vita – hanno aggiunto le suore – è contraddistinta da un equilibrio tra solitudine e vita comunitaria: la vita di preghiera, di solitudine e di silenzio ci permette di approfondire il nostro legame personale con Cristo e con la Vergine Maria; la vita fraterna e comunitaria (orazione insieme, preghiera degli uffici, tempi di studio, condivisione della parola di Dio, incontri) ci permette di rispondere al comandamento di Cristo e all’amore fraterno”. “La nostra vita di lavoro manuale e di servizio – hanno concluso – ci permette di incarnare il nostro voto di povertà. Noi viviamo grazie alle donazioni e alle vendite del nostro artigianato (falegnameria, cuoieria, cereria, terracotta, apicoltura, calligrafia, realizzazione di carte, rilegatura, confetture, conserve, ornamenti liturgici, ecc.)”.