“Leggere insieme i segni dei tempi per cogliere ciò che il Signore ci chiede prioritariamente in questo momento; la sinodalità; la pace; l’educazione; l’emergenza caritativa”: sono queste le sfide più importanti che la presenza francescana in Terra Santa deve affrontare secondo il nuovo Custode di Terra Santa, padre Francesco Ielpo, intervistato dal sito della Custodia di Terra Santa. “Le sfide più urgenti mi piacerebbe coglierle e leggerle insieme ai frati che da più anni vivono in quella terra e che in prima persona hanno sperimentato questi tempi difficili e drammatici – ha affermato il Custode -. La prima sfida è quella di entrare con grande umiltà e discernere insieme, leggere insieme i segni dei tempi per cogliere ciò che il Signore ci chiede prioritariamente in questo momento. C’è quindi una sfida alla sinodalità tra di noi, che diventa anche una prima testimonianza, poi solidarietà ai fedeli e ai popoli”.
Poi la sfida della pace, “di essere presenza pacificata e pacificante, umile e silenziosa, che però dice un altro modo di vivere e di stare nei conflitti” ha spiegato padre Ielpo che non manca di segnalare “l’emergenza caritativa, del bisogno anche materiale della gente. C’è una grande sfida educativa alla quale la Custodia è da sempre chiamata. Fondamentale sarà partire da una lettura insieme, invece di sapere già quali sono le priorità”. Ripercorrendo la sua vocazione francescana, il Custode ha ricordato i suoi anni di insegnamento, il contatto con il mondo giovanile e col mondo della scuola. “Lì ho imparato che in qualsiasi cosa si propone, sia dal punto di vista pastorale che dal punto di vista sociale, deve esserci sempre un intento pedagogico, un’intenzione formativa”. Poi la scoperta della Terra Santa quando tutto faceva pensare ad una partenza come missionario in Africa, nel 2013, anno in cui fu nominato Commissario di Terra Santa per la Lombardia. “La Terra Santa mi ha insegnato che il Verbo si è fatto carne, che è una presenza reale, concreta, che in quella culla ha pianto, si è sporcato, che Maria gli ha cambiato i pannolini, come si canta in un inno della processione di mezzogiorno a Betlemme. È stata un’esperienza che mi ha allargato gli orizzonti, mi ha aperto alla comunità internazionale, interculturale”.