“A volte, annunciare che la speranza non delude significa andare controcorrente, persino contro l’evidenza di situazioni dolorose che sembrano senza via d’uscita”. Lo ha detto il Papa, nella meditazione per il Giubileo dei vescovi, nella basilica di San Pietro. “Ma è proprio in quei momenti che può meglio manifestarsi come il nostro credere e il nostro sperare non vengano da noi, ma da Dio”, ha proseguito soffermandosi sulla figura del vescovo come “testimone di speranza con l’esempio di una vita saldamente ancorata in Dio e tutta donata nel servizio della Chiesa”. “E ciò avviene nella misura in cui egli è identificato con Cristo nella sua vita personale e nel suo ministero apostolico”, ha spiegato Leone XIV: “Allora lo Spirito del Signore dà forma al suo modo di pensare, ai suoi sentimenti, ai suoi comportamenti”. Per il Pontefice il vescovo è prima di tutto “il principio visibile di unità nella Chiesa particolare a lui affidata”: “È suo compito fare in modo che essa si edifichi nella comunione tra tutti i suoi membri e con la Chiesa universale, valorizzando il contributo dei diversi doni e ministeri per la crescita comune e per la diffusione del Vangelo. In questo servizio, come in tutta la sua missione, il vescovo può contare sulla speciale grazia divina conferitagli nell’ordinazione episcopale: essa lo sostiene come maestro di fede, come santificatore e guida spirituale; anima la sua dedizione per il Regno di Dio, per la salvezza eterna delle persone, per trasformare la storia con la forza del Vangelo”.