“Ci ritroviamo insieme, all’inizio di questa Quaresima, per chiedere al Signore la pace per un Paese, il Congo, e per un popolo africano che in questi ultimi cinquant’anni ha già sofferto molto. È una nuova prova per questo popolo, dopo la guerra degli anni ‘90 che ha causato cinque milioni di morti e altrettanti milioni di profughi e rifugiati, da cui provengono anche alcuni presbiteri che hanno servito da Fidei donum– come don Celestino e don Moni – o servono oggi – come don Raimond, Don Jean, Don Sylvain – la nostra Chiesa di Ferrara-Comacchio”. Lo scrive l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nella sua riflessione – anticipata dalla diocesi – per la veglia di preghiera per la pace nella Repubblica Democratica del Congo che si terrà questa sera nella chiesa del Beato Tavelli su iniziativa dell’ufficio della pastorale sociale, giustizia e pace e dell’ufficio Migrantes. La pace – spiega il presule che presiederà la veglia – è “una delle condizioni per essere figli di Dio”. La pace che “il Signore ci regala è un cuore libero”. Per il presule ferrarese “essere liberi da alcuni sentimenti – di vendetta, di aggressività, di prepotenza – è il primo aspetto importante per essere uomini di pace: è la mitezza che chiede un cuore puro e libero”. “Non è forse vero che anche questa guerra in Congo è frutto della vendetta, della prepotenza ‘intorno a interessi di parte’?”, si chiede mons. Perego: “adoperarsi per la pace significa allora avere un cuore puro, libero, e libero dal peccato, rimanere nella grazia, cioè nel Signore, soprattutto per saper interpretare e vivere la storia da figli di Dio e fratelli. Dalla ferita del costato di Cristo esce l’acqua e il sangue fonte della pace. Dal Crocifisso noi impariamo la pace, soprattutto in questo tempo giubilare”. “Dal Crocifisso – aggiunge – impariamo anche a condividere i dolori degli uomini, stasera, le sofferenze che sta vivendo la Chiesa e il popolo del Congo, a cui vogliamo essere vicini nella preghiera”. Da qui l’invito alla preghiera “per questo popolo in guerra, il Congo, perché ritrovi pace e giustizia, ma anche per noi, perché il nostro cuore sia puro, mite e misericordioso, per essere capaci di pace, come figli di Dio”.