“Erano circa 300 i nomi delle vittime innocenti letti in piazza del Campidoglio il 21 marzo 1996, durante la I Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Dopo trent’anni – scrive in una nota Libera -, l’elenco che leggeremo a Trapani il prossimo 21 marzo conta 1.101 nomi. Centinaia e centinaia di storie, di cui siamo venuti a conoscenza grazie ai familiari delle vittime e a tanti cittadini e cittadine che, scavando nella storia dei propri territori, hanno contribuito a trasformarle in memoria collettiva. I nomi inseriti quest’anno in elenco sono 20, di cui 11 donne e 5 minori. Molte sono storie del passato, avvenute soprattutto tra gli anni ’80 e ’90 e riemerse dopo anni di oblio. Altre, invece, sono storie apprese dalla cronaca degli ultimi anni, a dimostrazione di come in alcuni territori le mafie continuino a sparare”.
Giuseppe Montalbano era un medico, politico e patriota. Fu ucciso la sera del 3 marzo 1861 per aver difeso la terra dei contadini contro le usurpazioni del ceto agrario e baronale. Il suo nome è il primo del lungo elenco di vittime innocenti delle mafie, che Libera cura da 30 anni. Dal 1861 a oggi sono 1.101 i nomi dell’elenco delle vittime innocenti delle mafie, 1.101 storie che ripercorrono tutta la storia d’Italia, dall’unità fino all’anno scorso, I nomi saranno letti venerdì 21 marzo in occasione della XXX edizione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico che si svolgerà a Trapani , con il patrocinio della Rai e del Comune di Trapani.
Le donne vittime della violenza mafiosa sono 145, alcune colpite da proiettili vaganti, altre uccise per legami parentali con uomini di mafia, ma del tutto estranee agli affari del clan; altre, ancora, uccise per essersi opposte al potere economico, politico, sociale e “culturale” delle mafie: amministratrici pubbliche, magistrate, poliziotte, ma anche donne provenienti da contesti mafiosi che si sono ribellate alla “cultura mafiosa”. Sono, invece, 120 i nomi di bambini uccisi dalle mafie. La più piccola è Caterina Nencioni, 50 giorni, uccisa dalle bombe di via dei Georgofili, insieme a tutta la sua famiglia e al giovane Dario Capolicchio.
“Sin dal 1995 Libera promuove il diritto al nome – che non ha natura civilistica ma un forte significato etico – e il diritto alla verità. In molte storie – dichiara Daniela Marcone, referente nazionale di Libera Memoria – gli omicidi sono rimasti impuniti e non si è mai svolto un processo; in altre circostanze le indagini sono state archiviate quando forse era necessario compiere ulteriori approfondimenti. In questi casi le famiglie subiscono un ulteriore strappo, si ritrovano da sole a invocare una giustizia che non arriva”. “La memoria che custodiamo – aggiunge Marcone – è fatta di ricordi vivi che restituiscano ai familiari una speranza importante, che permetta percorsi difficili di vita e di ricerca di una verità processuale imprescindibile. I familiari chiedono ancora una volta, con forza e determinazione, di accogliere le proprie richieste e che quelli che la legge italiana chiama ‘benefici’ fossero definiti ‘diritti’. Le parole che usiamo sono importanti e fino a quando le misure di sostegno alle vittime di mafia e ai loro familiari saranno definite benefici, la loro natura continuerà ad essere poco consona al senso che tali misure devono avere, cioè provare a risarcire, sebbene in modo assolutamente parziale, il danno grave e profondo che le vittime hanno subito. Un danno che ha determinato uno strappo nelle nostre vite, che in moltissimi casi ha a che fare anche con l’assenza di una verità giudiziaria: l’80% dei familiari delle vittime innocenti di mafia non conosce la verità e non può avere giustizia”.