Il “sogno di una Chiesa risorta e non solo sopravvissuta” alla pandemia “si è già in parte avverato e se continueremo su questo buon cammino, potrà rafforzarsi e consolidarsi anche per la grazia speciale di questo Giubileo appena iniziato”. Si conclude con questa considerazione la lettera pastorale “La realtà è superiore all’idea” (EG 223) redatta dal vescovo di Macerata, mons. Nazzareno Marconi, a conclusione della visita pastorale nelle parrocchie. Il testo è stato consegnato alla comunità diocesana per l’inizio della Quaresima dell’Anno Santo ed è stato presentato questa mattina in conferenza stampa. Il documento traccia un “metodo pastorale” che trae origine da quanto indicato da Papa Francesco nella sua Evangelii Gaudium (2013).
“Dio e i santi – ha affermato il vescovo – hanno scritto una storia di bene che ci ha condotto a quella Chiesa locale che oggi realmente siamo, questa Chiesa locale ha, come è logico, luci ed ombre. Per dirla con il beato Antonio Rosmini è una Chiesa che ha piaghe e punti di forza”. In tal senso, la visita pastorale di mons. Marconi, iniziata prima della pandemia da Coronavirus, ha indicato “5 piaghe da sanare e curare” e “10 punti di forza su cui far leva per camminare verso il futuro”. Le cinque piaghe sono rappresentate dal guardare solo al proprio ambito particolare non vedendo interazioni e possibili collaborazioni; non vedere le risorse e le strutture ecclesiali come a servizio di un intero territorio e non di una singola parrocchia o gruppo; avere una pastorale che punta più sull’abitudine, che sulle motivazioni e sulla convinzione per cui si fanno le cose; avere ancora una Chiesa molto centrata sulla figura del prete, che tutto anima e tutto decide, senza cui niente si può muovere; pensare e realizzare la formazione alla fede come il trasmettere la modalità solita di fare le cose, invece che insegnare a capire la realtà e adattare creativamente le scelte pastorali ad un mondo che cambia. “Dobbiamo tutti impegnarci con convinzione per superare questi cinque limiti della nostra Chiesa – ha ribadito mons. Marconi –, tuttavia, un segno di speranza, il tema di questo giubileo, è però che possiamo indicare ben 10 punti di forza che durante la visita pastorale ho riconosciuto presenti in quasi tutte le nostre unità pastorali”. In sintesi, questi sono rappresentanti da una fede popolare che non sia solo devozione; dal diffuso desiderio di pregare della nostra gente; dalla vitalità delle Aggregazioni laicali e della Pastorale familiare; dalla presenza degli Oratori e l’azione della Pastorale giovanile; dalle molte associazioni di volontariato e di protezione civile, socio-assistenziali e sociosanitarie, che spesso collaborano con le nostre parrocchie; dalla crescita in numero e qualità dei diaconi permanenti; dal potenziamento e la messa in rete dei mezzi di comunicazione diocesani; dalla vita comunitaria del nostro clero e la sua sensibilità missionaria; dalla diffusa e crescente attenzione e passione dei laici per la lettura, lo studio e la preghiera con la Parola di Dio; e, non ultimo, dal lavoro fatto da Caritas diocesana e da tante parrocchie con i loro volontari, che attua un salto di qualità nel passare: da una generica beneficenza ad una vera azione caritativa, sapiente, incisiva ed integrata.
“La Speranza, tema di questo Giubileo, che per noi è già un po’ certezza – ha concluso mons. Marconi –, non solo di essere una Chiesa sopravvissuta alla pandemia, ma una Chiesa locale che da questa ed altre sfide si è lasciata interrogare e ne è uscita più consapevole, più motivata, meglio integrata nelle sue componenti”.