“Noi abbiamo un piano strategico con l’Africa, non per l’Africa. Lavoriamo su tre livelli: comunità/villaggi, centri sanitari periferici, ospedali per facilitare la continuità di cura”. Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, intervenuto questa mattina all’inaugurazione dell’Anno accademico 2024-25 dell’Università Cattolica, ha illustrato il lavoro svolto dall’organizzazione nel continente africano. Il primo livello, ha spiegato, è quello “della comunità/villaggio. Il centro sanitario è adatto per alcune prestazioni, ma se c’è un addome acuto o c’è bisogno di un cesareo si porta la paziente al terzo livello che è l’ospedale”. Occorre conoscere queste dinamiche: “il rischio per chi approccia il continente africano senza la cognizione che merita è quello di fare danni”. Salute materna e infantile, malattie infettive tropicali, copertura sanitaria universale, equità, nutrizione e malattie croniche sono i campi d’azione, il tutto “all’interno della global health perché la salute è un concetto globale, deve dialogare con il resto degli altri fattori determinanti di sviluppo”. “‘A mother and a baby’, la nostra priorità – ha spiegato -, perché 280mila mamme giovani, quasi tutte in Africa subsahariana, muoiono ancora di parto, non è scandaloso?”. Di qui l’obiettivo che Medici con l’Africa Cuamm si è dato per il quinquennio 2022-2026: assistere nel parto 500mila donne e nella nascita altrettanti bambini. Ma priorità sono anche la lotta alla malnutrizione grave e la formazione. “Fare sanità con i poveri – la precisazione di don Carraro – vuol dire accogliere la povertà, e questo significa anzitutto ascoltare, vivere con loro la loro vulnerabilità e le loro debolezze. ‘Essere con’ porta risultati, ma insieme anche speranza e allegria, perché altrimenti in quei contesti lì non vai avanti. Lavorando insieme, scopri energie che pensavi di non avere”. “Fare medicina con i poveri – ha assicurato – non significa fare medicina povera, ma fare una medicina intelligente, efficiente, ed è possibile innovare anche con tecnologie frugali, come ad esempio il cuscino gestatorio per il parto”.