“I cristiani ancora divisi sono come dei ‘cocci’ che devono ritrovare l’unità nella confessione dell’unica fede”. Lo scrive il Papa nel discorso consegnato durante l’udienza ai sacerdoti e ai monaci delle Chiese orientali. “La vostra visita ha una rilevanza particolare nell’anno in cui si celebra il 17° centenario del Concilio di Nicea, il primo Concilio ecumenico, che professa il Simbolo della fede comune a tutti i cristiani”, prosegue Francesco, soffermandosi sul triplice significato del termine Simbolo, che in senso teologico è “l’insieme delle principali verità della fede cristiana, che si completano e si armonizzano tra loro”. “In questo senso, il Credo niceno, che espone sinteticamente il mistero della nostra salvezza, è innegabile e ineguagliabile”, commenta il Papa, ricordando che il Simbolo ha anche un significato ecclesiologico, perché, “oltre alle verità, unisce anche i credenti”, in quanto “segno di riconoscimento e di comunione tra i credenti”. “Ognuno possiede la fede come ‘simbolo’, che trova la sua piena unità solo assieme agli altri”, spiega Francesco, secondo il quale “abbiamo bisogno gli uni degli altri per poter confessare la fede, ed è per questo che il Simbolo niceno, nella sua versione originale, usa il plurale ‘noi crediamo’”.