Mutilazioni genitali femminili: Caritas Svizzera, “una realtà anche da noi, tuttavia mancano le relative conoscenze in materia”

“Le mutilazioni genitali femminili sono profondamente radicate nella tradizione di molti Paesi dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia. Anche in Svizzera vivono migliaia di donne e bambine che hanno subito questa pratica nel loro Paese di origine. Molte soffrono per tutta la vita delle conseguenze fisiche e psichiche. Ma i medici e le autorità scolastiche, sociali e giudiziarie non sempre dispongono di sufficienti conoscenze per fornire l’assistenza medica, psicologica e giuridica necessaria”. È quanto sottolinea la Caritas Svizzera nell’odierna Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili. In questa occasione, la Rete svizzera contro le mutilazioni genitali femminili ha voluto attirare l’attenzione su questa tematica, poiché ritiene urgente un intervento soprattutto a livello sanitario. “Spesso le professioniste e i professionisti della salute non riconoscono le mutilazioni genitali femminili o non sono sicuri su come gestire questo argomento alquanto delicato”, spiega Simone Giger, responsabile del progetto Fgm/C (Female genital mutilation/Cutting) di Caritas Svizzera e della Rete svizzera contro le mutilazioni genitali femminili.
In alcuni ospedali e studi medici – viene spiegato – vi sono singole persone che si dedicano alla prevenzione delle Fgm/C offrendo un’assistenza adeguata alle donne e alle bambine interessate. Purtroppo, però, c’è un ma: “Quando queste persone cambiano il posto di lavoro, le loro conoscenze vanno perse”, tiene a precisare Denise Schwegler, anch’essa responsabile del progetto Fgm/C di Caritas Svizzera e della Rete. “La gestione di chi ne è colpito e la cura delle conseguenze di una mutilazione genitale femminile devono essere istituzionalizzate sia nella pratica che nella formazione e nel perfezionamento”. L’obiettivo è quello di offrire corsi di perfezionamento e migliorare la gestione delle Fgm/C; a tal file, negli anni a venire verranno promosse attività di sensibilizzazione nell’ambito delle Fgm/C. Da una parte dovranno essere proposti più corsi di perfezionamento per i gruppi target primari quali gli operatori in ambito di ostetricia, ginecologia, pediatria e cure mediche. Dall’altra, la Rete vuole far conoscere su più ampia scala le nuove raccomandazioni sulle Fgm/C per i professionisti e professioniste della salute già esistenti.
Per Jasmine Abdulcadir, ginecologa presso l’ospedale universitario di Ginevra e una delle migliori specialiste nel campo delle mutilazioni genitali femminili in Svizzera, “sarebbe bene integrare le mutilazioni genitali femminili nei temi trattati durante gli studi di medicina, ad esempio nei corsi di anatomia vulvare”. “Con attività di sensibilizzazione e conoscenze specialistiche più approfondite – sostiene – si potrebbe semplificare la comunicazione con le persone interessate, migliorare la diagnostica e l’assistenza a livello fisico e psicosessuale nonché promuovere la prevenzione”.

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