Un bambino su quattro che ha perso la casa a causa del terremoto in Turchia di due anni fa rimane in rifugi temporanei come i container, mentre l’accesso ai beni di prima necessità e ai servizi come l’istruzione rimane una sfida. Lo afferma Save the Children, ricordando i due fortissimi terremoti che nel febbraio 2023 hanno colpito Turchia e Siria, uccidendo oltre 56mila persone e provocando lo sfollamento di milioni di altre. Sono stati coinvolti circa 6,2 milioni di bambini.
In Turchia, sostiene Save the Children, a due anni di distanza, circa 538mila dei 2,4 milioni di sfollati, tra cui circa 150mila bambini, devono ancora tornare a casa e molte famiglie vivono in campi costituiti da container prefabbricati di circa due metri per otto, spesso condividendo servizi igienici e cucine. Secondo il governo, nell’area colpita del terremoto sono state distrutte circa 680mila case, ma a dicembre 2024 meno di un quarto delle case necessarie era stato ricostruito.
Nida, 8 anni, vive con la sua famiglia a Hatay, nel Sud-Est della Turchia. Nonostante le difficoltà di vivere in un insediamento temporaneo, Nida afferma di trovare sollievo e gioia attraverso le attività di supporto psicosociale fornite da un furgone mobile di Save the Children che fornisce supporto ai bambini colpiti.
Save the Children opera in Turchia dal 2013. Quando si è verificato il terremoto, è stata una delle prime organizzazioni a fornire vestiti, acqua e cibo alle famiglie colpite. Ha collaborato con otto organizzazioni partner turche per sostenere oltre 500mila persone fino alla fine del 2024 e ha fornito spazi di apprendimento sicuri, materiale scolastico e formazione degli insegnanti, nonché la ricostruzione e il ripristino delle scuole danneggiate o distrutte in coordinamento con le autorità nazionali. Ha anche costruito case, fornito supporto per la salute mentale e distribuito beni di prima necessità.