Nel biennio 2022-2023 il diabete – emergenza silenziosa ma sempre più pesante – ha interessato circa il 5% della popolazione adulta tra i 18 e i 69 anni, una quota che gli esperti ritengono sottostimata. La prevalenza cresce nettamente con l’età: dal 2% sotto i 50 anni a quasi il 9% nella fascia 50-69. Il diabete colpisce più gli uomini (5,3%) che le donne (4,4%) e si concentra soprattutto tra le persone con minori risorse socio-economiche: arriva al 16% tra chi ha bassissimo livello di istruzione e al 9% tra chi vive forti difficoltà economiche. E’ quanto emerge dal Rapporto Osservasalute 2025 presentato oggi a Roma, all’Università Cattolica. Rilevante il peso economico di questa patologia metabolica: nel 2022 il 15,1% della spesa per l’ospedalizzazione di pazienti con patologie croniche – pari a 445,3 milioni di euro – è stato assorbito dal diabete di tipo 2, mentre l’1,9% dal tipo 1. A complicare il quadro contribuiscono le forti differenze territoriali nell’accesso ai servizi diabetologici, con disuguaglianze legate a fattori geografici, socio-economici e organizzativi.
Sul fronte della prevenzione, il rapporto parla di una vera “cenerentola” italiana. La prevenzione secondaria delle malattie non trasmissibili continua a risentire dell’impatto della pandemia: nel 2023 l’adesione agli screening oncologici resta inferiore ai livelli del 2019 in molte regioni. Persistono inoltre marcate differenze territoriali: il Nord registra le adesioni più alte (58-67%), seguito dal Centro (43-56%) e dal Sud e Isole (20-37%). Proprio nelle regioni centro-meridionali, però, è più diffusa l’iniziativa spontanea allo screening, segno di un sistema ancora diseguale nell’accesso ai servizi di prevenzione.