Natale 2025: mons. Moraglia (Venezia), tenere “viva la consapevolezza che il bene è più del benessere”

“In un tempo in cui si ha di mira il benessere più che il bene, il successo più che l’onestà, il possesso più che la rettitudine, è essenziale tener viva la consapevolezza che il bene è più del benessere, l’onestà e la rettitudine sono più del guadagno e del successo. Non possiamo solo chiederci come fare per ottenere qualcosa o quanto ci costa ma è doveroso interrogarsi anche su ciò che è bene, giusto, vero”. Lo ha detto ieri sera il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, nel suo saluto iniziale in occasione del Concerto di Natale nella basilica cattedrale della città della Cappella musicale Marciana e promosso insieme all’ente lirico “La Fenice” e la Procuratoria di San Marco. Per il presule a “furia di banalizzare le relazioni e i rapporti umani, si smarrisce il senso del rispetto: rispetto reciproco fra uomo e donna, fra genitori e figli, fra studenti e insegnanti, fra governanti e cittadini. I telegiornali ne sono fotografia impietosa e fedele. La parola e il linguaggio sono le forme più umane di comunicazione; banalizzarle o sofisticarle comporta il distruggere l’umano che è nell’uomo e, quindi, l’uomo stesso”. Mons. Moraglia sottolinea che i gesti raccontano la ricchezza e la povertà di un uomo e “plasmano le relazioni personali e comunitarie. Banalizzandole – ossia togliendo loro senso e contenuto – si riduce tutto a puro funzionalismo per cui l’altro interessa solo se serve (pensiamo al rispetto della vita – soprattutto quando è fragile – dall’inizio alla fine). Così si costruisce la società dell’indifferenza, dell’individualismo, del rispetto negato e, infine, della guerra eletta a strumento di soluzione delle controversie tra Stati.
Di fronte a tutto ciò, contrasta il sì pieno e per sempre di Maria che, nella sua persona, è spazio del Natale”. Si cercano – ha aggiunto il presule – nuovi nomi per nuove tipologie di reato – deepfake, stalking, doxing, cyberbullismo – che hanno “la loro origine in tali atteggiamenti: banalizzazione del male, mancanza di rispetto, strumentalizzazione dell’altro, noia. Atteggiamenti che portano a negare la dignità della persona e così il partner, il compagno di classe, l’altro diventano oggetti da dominare. Veri comportamenti criminali hanno anche qui il loro inizio”. A Natale, invece, “Dio attende con rispetto il sì della creatura, di cui rispetta la libertà. Solo allora la Parola si fa carne superando quello che per l’uomo è insuperabile”. L’uomo, “immagine di Dio”, non deve “banalizzare alcuna parola o gesto; Parola e Azione di Dio stanno all’origine dell’incarnazione e di un mondo rinnovato”. Mons. Moraglia ha concluso il suo saluto con un ricordo “speciale” ed “affettuoso” per Alberto Trentini e per la sua famiglia: “auguro buon Natale a tutti, anche ai non credenti che, con onestà intellettuale, sono in ricerca e in tale onesta ricerca Dio, almeno in parte, è già reso presente”.

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