“Se la pace non è una realtà sperimentata e da custodire e da coltivare, l’aggressività si diffonde nella vita domestica e in quella pubblica”. A lanciare il grido d’allarme è il Papa, nel messaggio per la Giornata mondiale della pace. “Nel rapporto fra cittadini e governanti si arriva a considerare una colpa il fatto che non ci si prepari abbastanza alla guerra, a reagire agli attacchi, a rispondere alle violenze”, la denuncia di Leone XIV: “Molto al di là del principio di legittima difesa, sul piano politico tale logica contrappositiva è il dato più attuale in una destabilizzazione planetaria che va assumendo ogni giorno maggiore drammaticità e imprevedibilità”. “La pace di Gesù risorto è disarmata, perché disarmata fu la sua lotta, entro precise circostanze storiche, politiche, sociali”, ribadisce il Papa, esortando i cristiani a “farsi, insieme, profeticamente testimoni” di questa novità, “memori delle tragedie di cui troppe volte si sono resi complici”. “Sebbene non siano poche, oggi, le persone col cuore pronto alla pace, un grande senso di impotenza le pervade di fronte al corso degli avvenimenti, sempre più incerto”, lo scenario descritto nel messaggio, in cui Leone rilancia, citandolo, il “paradosso” di Sant’Agostino: “Non è difficile possedere la pace. È, al limite, più difficile lodarla. Se la vogliamo lodare, abbiamo bisogno di avere capacità che forse ci mancano; andiamo in cerca delle idee giuste, soppesiamo le frasi. Se invece la vogliamo avere, essa è lì, a nostra portata di mano e possiamo possederla senza alcuna fatica”. “Quando trattiamo la pace come un ideale lontano, finiamo per non considerare scandaloso che la si possa negare e che persino si faccia la guerra per raggiungere la pace”, scrive Leone: “Sembrano mancare le idee giuste, le frasi soppesate, la capacità di dire che la pace è vicina”.