“Cerchiamo di portare frutti buoni per tutti noi nel nostro impegno quotidiano”. Questo l’auspicio espresso questa sera da mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, durante la messa che ha presieduto nella cattedrale di San Marco in occasione della festa per la dedicazione della chiesa e per il natale di Latina.
“Come Chiesa diocesana e come comunità parrocchiali – ha osservato il presule nell’omelia – dobbiamo chiederci se davvero l’acqua che ci inonda provenendo dal Signore ci raggiunge e ci disseta, e se raggiunge altri accanto a noi e li disseta a loro volta”. “Vediamo tanto bene attorno a noi, senza dubbio”, ha spiegato: “Pensiamo a quanti ragazzi e bambini che crescono accompagnati dalla guida di educatori, animatori, catechisti; quanti sentono il sollievo che viene dalla vita sacramentale, con la Parola, l’Eucaristia, la confessione, la preghiera; quanti sono sorretti e consolati dalla solidarietà, o anche soltanto dall’accoglienza e dall’ascolto, dall’incontro e dal dialogo che trovano in mezzo a noi”. “Eppure – ha rilevato – sentiamo che tante volte quest’acqua di salvezza rimane ferma e inutilizzata, oppure prende corsi e rivoli che non la fanno giungere a destinazione e la fanno perdere. Pensiamo a quante volte quest’acqua viene intorbidita dal nostro egoismo, dalla nostra chiusura, dalla nostra ostilità, dal nostro peccato. E ci vede perfino dissetarci ad altre fonti”. “La nostra fede e la nostra vita cristiana, il nostro esempio e la nostra parola, raggiungono davvero tutti come fermento che purifica, disseta, ristora, incoraggia, imprime forza e dà nuova linfa vitale insieme a motivi che spingono verso una società migliore?”, ha domandato mons. Crociata, secondo cui “a volte sembra che questo nostro fiume non giunga mai al mare, che comunità ecclesiale e società civile corrano parallele, senza che la forza del Vangelo faccia sentire la sua potenzialità di trasformazione delle relazioni sociali e della vita comune”.
Il vescovo ha poi evidenziato due compiti. Il primo “tocca direttamente” la comunità ecclesiale: “Dobbiamo aver cura che la nostra vita ecclesiale e religiosa sia autentica, e non mescolata e deturpata da interessi umani egoistici che poco o nulla hanno a che fare con il senso del tempio, che è Gesù e siamo noi suo corpo”, ha ammonito mons. Crociata. “Un secondo compito – ha proseguito – tocca tutti. Dobbiamo chiederci, ciascuno secondo le proprie responsabilità (e tutti portiamo qualche responsabilità), se stiamo contribuendo a edificare una città, una convivenza nella quale ci sia interesse per il bene di tutti, e non solo di alcuni; una città in cui tutti abbiano i servizi necessari, in cui si sostenga il lavoro, l’abitazione, la salute, l’educazione, perfino l’alimentazione, e tanto altro per tutti”. “Naturalmente – ha ammonito – con la partecipazione e l’impegno civico di ogni cittadino, anche bisognoso”. “Ognuno deve fare la sua parte”, l’esortazione del vescovo: “C’è bisogno che ciascuno si attivi per rendere migliore e più vivibile il nostro stare insieme, questa nostra città. Ma tutto comincia da qui, dal non pensare solo a sé stessi, bensì anche al bene degli altri e di tutti”.