Carcere: rischio chiusura per l’Housing sociale di Palermo, ha accolto negli anni 90 persone detenute. L’appello per una proroga

Novanta persone detenute, in quasi quattro anni, hanno avuto la possibilità di abitare insieme ad altri, fare attività di volontariato e tirocini lavorativi per il reinserimento sociale a fine pena. Tutto questo è stato possibile a Palermo grazie alla nascita dell’Housing sociale per le persone detenute in esecuzione di pena esterna, realizzato con il progetto “Ortis 2.0” in continuità con il progetto “Ortis L’orto della spazzina” che, adesso il 31 dicembre si conclude. Il progetto, portato avanti dall’associazione “Un Nuovo Giorno”, è stato cofinanziato da Cassa delle Ammende e dalla Regione Sicilia Dipartimento della Famiglia e delle Politiche Sociali. Se non avviene una proroga, in attesa dell’uscita del bando, il “rischio forte è di vanificare tutto il lavoro, fino a questo momento, portato avanti, facendo tornare in carcere le persone attualmente ospiti dell’housing”, spiega una nota.
Questa mattina nel corso di un sit-in all’interno dell’Housing sociale, con gli operatori dell’associazione e 14 persone detenute, è stato rivolto un appello alle istituzioni competenti. Fra gli altri, era presente il cappellano del carcere “Pagliarelli” fra Loris D’Alessandro. L’associazione, in questi giorni, ha ricevuto numerose lettere da parte degli ospiti dell’Housing, nelle quali viene espressa la richiesta che la struttura non venga chiusa.
“Ho fatto più di 15 anni di carcere in vari penitenziari”, dice Antonio Simone, 44 anni: “Adesso, mi rimane da scontare solo l’ultimo mese. In carcere, ho visto parecchie cose brutte e ho vissuto molte sofferenze lontano dalla famiglia e da un figlio che non ho potuto crescere. Non credevo più a niente ma da quando sono andato in Housing la mia vita è cambiata completamente. In questo posto, grazie agli operatori, ho riacquistato la mia speranza per una vita migliore rispetto al passato”. “Chiudere questa struttura sarebbe un vero e proprio dramma – sottolinea il cappellano –  perché ci sono persone che hanno iniziato un percorso nuovo, che è una vera e propria rinascita per una vita più dignitosa. Resta una alternativa molto valida rispetto al carcere che, purtroppo, per il sovraffollamento ha diverse criticità”. “Abbiamo chiesto al Dipartimento della Famiglia e Politiche Sociali della Regione Sicilia – afferma Antonella Macaluso referente dell’associazione “Un Nuovo Giorno” – di avere una proroga fino al 31 marzo per almeno 12 persone e non 25 come da progetto. Tutto questo, in attesa che esca il terzo bando a cui parteciperemo per dare continuità alla vita dell’Housing e a tutte le attività connesse. Vorremmo continuare ad accompagnare in autonomia queste persone che, di fatto, rischiano di rientrare nuovamente in carcere”. L’Housing sociale resta, per la Sicilia, “una importante alternativa al carcere che – conclude Macaluso – fa bene alla persona. In tanti, infatti, sono coloro che oggi hanno una vita diversa”.

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